ROMA – Nell’anno 2016 è stata scoperta una delle possibili chiavi per accedere ad una vera e propria rivoluzione nel campo biologico: la tecnologia CRISPR/CAS9. Questa tecnica di bioingegneria consente di tagliare e selezionare il DNA.
CRISPR/CAS9 è una proteina con la quale, in natura, alcuni batteri possono difendersi dai virus. La rottura del genoma porta dunque ad una riparazione imprecisa, e conseguentemente la “sequenza bersaglio” colpita perde il suo significato originale. Gli scienziati hanno quindi deciso di sfruttare questo fenomeno naturale per modificare intenzionalmente parti del DNA di piante, animali ed esseri umani.
Questa novità ha suscitato l’indignazione di alcuni intellettuali, insieme ad altri scienziati, che ritengono inappropriato un intervento così radicale sui processi naturali. Questi ultimi considerano questa tecnica un artificio potenzialmente pericoloso per l’uomo e per gli esseri viventi. Fra gli esperti e studiosi di ingegneria genetica c’è chi vede questa nuova tecnologia come un declassamento degli umani a ratti transgenici o, al contrario, il principio di una nuova specie intelligente. Si pone dunque il problema della linea germinale, la quale potrebbe stravolgere l’ipotetico e naturale futuro del patrimonio genetico della natura, invece di curare gravi malattie, in quanto con questo tipo di editing genetico, si può agire anche a livello embrionale, dando quindi una perfetta arma all’eugenetica.
Di contro c’è chi invece considera CRISPR/CAS9 un dovere della società come quello di consentire alla popolazione di vaccinarsi, produrre farmaci, offrire servizi sanitari della massima qualità.
Il CRISPR non è soltanto una medicina, si tiene a ribadire, tuttavia cerca di indirizzare la nascita della progenie alle migliori condizioni possibili, come fanno d’altronde le donne in gravidanza.
Attualmente scienziati e bioeticisti stanno elaborando una legislatura per salvaguardare i pazienti e controllare eventuali intenzioni eugenetiche.
di Fiamma Tarola