Caso Stasi, si potrebbe riaprire il caso

ROMA – A distanza di dieci anni dalla morte, tracce di DNA estranee a quelle di Alberto Stasi sono state ritrovate nel corpo di Chiara Poggi. Adesso bisognerà capire l’attendibilità ma soprattutto qual è il peso della nuova perizia che la famiglia Stasi ha affidato ad un ignoto genetista e a una società di investigazioni di Milano.

Alberto Stasi era stato condannato con sentenza definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. La perizia ha fatto scoprire le tracce di DNA nelle unghie della ragazza appartenenti ad un ragazzo, non si tratta però di materiale genetico di Stasi.

La madre della vittima attualmente non vuole sentire parlare di riaperture del caso è ha dichiarato che lei crede fermamente nella sentenza emanata dalla cassazione dove Alberto risulta colpevole sotto i tre gradi di giudizio. “se hanno un nome lo facciano” così prosegue la madre di Chiara che continua a pensare che Alberto sia l’unico colpevole dell’omicidio della figlia.

Dall’altra parte la Signora Stasi richiede la scarcerazione, almeno temporanea di suo figlio mentre si valuterà l’entità della nuova scoperta. La difesa del ragazzo chiedono alla procura di Pavia di indagare su un “maschio” della cerchia delle amicizie di Chiara Poggi che nel giorno dell’omicidio si trovava a Garlasco.

Intanto secondo la sentenza della cassazione del 12 dicembre 2015, Chiara Poggi fu uccisa da Alberto Stasi con un’azione connotata da “un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo della vittima, sferrati all’ingresso dell’abitazione, con rabbia ed emotività”.

di Vittorio Spata