Volontariato, che passione!

 

Roma, 18 gennaio 2017 –  Intervista a Beatrice, 17 anni: la sua esperienza come volontaria dei Giovani della Croce Rossa Italiana.

Da quanto fai parte dei Giovani della CRI e quali sono le motivazioni che ti hanno portato a intraprendere il percorso del volontariato?

Questo è il secondo anno e già da tempo avevo mostrato in famiglia tutta la mia impazienza nel voler diventare volontaria della Croce Rossa. Durante l’infanzia, alcuni problemi di salute mi hanno costretto a frequentare gli ospedali, dove ho avuto modo di conoscere il “mio Gabibbo”…Già, perché, nel mio immaginario, ogni volontario della CRI, vestito di rosso, era il mio amico Gabibbo e fin da allora è maturata in me la convinzione che, appena possibile, anch’io avrei voluto esserlo per un altro bambino o per chiunque avesse bisogno di un piccolo, grande aiuto, morale e materiale, nei momenti di difficoltà.”

Quali sono i requisiti necessari e cosa bisogna fare per diventare volontario della CRI?

Non ne sono richiesti di particolari, e, compiuti i 14 anni, qualsiasi giovane può presentare domanda: l’importante è avere tanta passione, desiderio di aiutare il prossimo e buona volontà! Vi sarà poi un primo corso di formazione, che prevede un esame finale per il rilascio dell’attestato. Poi, una volta volontario, si avrà l’opportunità di scegliere fra tantissimi corsi avanzati, per approfondire e specializzarsi in ambiti di particolare interesse; io, per esempio, ho frequentato il corso TSSA, necessario per poter svolgere l’attività di Trasporto Sanitario e Soccorso in Ambulanza; mi sono così formata come soccorritore, capace di muoversi in ambito sanitario extra-ospedaliero, e qualificarmi per svolgere attività in ambulanza, che mi piace tantissimo e per la quale ritengo di essere portata.”

Per i giovani volontari, che frequentano l’ultimo triennio della scuola superiore, queste sono anche attività valide ai fini dell’attribuzione dei crediti formativi?

Assolutamente sì. Inoltre, già da diversi anni, la CRI e il MIUR hanno sottoscritto un protocollo d’intesa, che ha reso possibile che moltissime scuole abbiano inserito nei loro POF tanti bei progetti, anche di alternanza scuola-lavoro. Sono molti i ragazzi nei quali, le esperienze maturate in questo senso, hanno suscitato un entusiasmo tale da far loro scegliere di diventare volontari. D’altronde, l’area che comprende i Giovani della Croce Rossa, quindi dai 14 ai 32 anni, conta ormai più di 35 mila volontari!”

E, quali sono gli obiettivi principale di voi, Giovani della CRI ?

L’area giovani è molto considerata dalla CRI, e fa parte dei 6 obiettivi strategici che la CRI si è proposta di realizzare entro il 2020, da qui il nome ‘Strategia 2020’. A noi giovani volontari, il compito di sensibilizzare i nostri coetanei, riguardo ai temi e le problematiche di interesse comune: malattie sessualmente trasmissibili, alcolismo giovanile, dipendenza dalla tecnologia, sicurezza stradale, eccetera… Spesso organizziamo dei veri e propri eventi, per parlare con i diretti interessati, che, nel trovarsi di fronte volontari della loro stessa età, non alzano dei muri e sono decisamente più disposti al confronto e al dialogo. Personalmente, ritengo molto importante questo ruolo così delicato, in un certo senso di guida, finalizzato alla prevenzione e alla diffusione dei principi per uno stile di vita sano, che consideri la nostra salute come un bene prezioso. La nostra è un’età complicata, e facilmente si rischia di perdersi; da qui l’importanza di non restare soli e scambiarsi le proprie esperienze, perché “da soli si cambia il comportamento, insieme si cambia lo stile di vita”.”

Essere volontaria, quanto tempo e soprattutto quanto impegno ti richiede?

L’impegno preso con la Croce Rossa non è un gioco: fin dal primo momento in cui indossi la divisa, ti senti addosso anche una grande responsabilità e non puoi permetterti di sottovalutare la serietà nel comportamento che devi tenere. Nel mio caso, ho preso da subito coscienza di ciò che stavo facendo; dal momento in cui ho completato i corsi necessari, e di conseguenza sostenuto i vari esami, mi sono sentita in dovere di mostrare che, anche avendo solo sedici anni, avrei potuto dare molto. Così, da un anno a questa parte spendo i miei weekend diversamente da come farebbero i miei coetanei: tra le sedie di una casa di cura, trai letti di un ospedale o al fianco di un senzatetto sotto un ponte; a me interessa donare un sorriso o un abbraccio, piuttosto che andare a ballare. Tutto questo non mi pesa per niente, e, anche se mi toglie molto tempo, mi fa sentire davvero bene.”

Per finire, ti va di raccontare un aneddoto che ritieni significativo?

Ve ne sono diversi, e questo a dimostrazione di quanto sia bella e appassionante l’attività di volontariato: ti regala un sacco di emozioni! Una sera fui chiamata per favorire la comunicazione con una famiglia di profughi proveniente dal Mali; da poco in Italia, non parlavano ancora la nostra lingua. Una delle mie responsabili, sapendo che me la cavo con il Francese, pensò a me. Si trattava di una situazione drammatica e davvero triste; purtroppo il marito aveva picchiato violentemente la moglie davanti ai tre figli, e, lasciandola inerte a terra, se n’era andato. Fortunatamente i bambini, anche se soli e disperati, ebbero il coraggio e l’intelligenza di cercare una vicina, che chiamò i soccorsi. Mentre la madre riceveva le cure, le autorità affidarono i tre piccoli ai volontari CRI. Arrivata sul posto, entrai in una stanza, dove trovai i tre bimbi ammutoliti e comprensibilmente spaventati. Non dimenticherò mai quegli occhioni, soprattutto quelli del più piccolo, di quattro anni. Dopo un po’, con dolcezza e pazienza, mi venne in mente una ninna-nanna francese, imparata diversi anni fa e provvidenzialmente tornatami utile, riuscii a stabilire un contatto. Finalmente, scoppiarono in lacrime e cominciarono a raccontarmi quello che era successo. A seguire, stremati, crollarono addormentati, e io gli restai vicino. Il mattino seguente, per ringraziarmi, mi fecero un regalo: un disegno fatto dal piccolino, raffigurante me, la mia testa riccia, e una mano, la sua, che si protende verso il mio viso: bellissimo! Ce l’ho nella mia stanza, attaccato alla porta e sempre lì resterà…ci tengo troppo! Ne ho la foto sul telefonino, così posso guardarlo ogni volta che ho bisogno di trovare la forza e la fiducia nei momenti difficili, o semplicemente, per regalarmi un sorriso…Vuoi vederlo? Eccolo…E dimmi, sono io che ho aiutato loro, oppure loro che hanno aiutato me, e fatto un dono inestimabile? Quello di sentirmi utile, quello di sentirmi viva! E questo è solo uno dei tanti privilegi che si hanno nel vivere l’esperienza del volontariato, che consiglio a tutti, soprattutto ai ragazzi della mia età.”

di Riccardo Pichi