Fuocoammare & Lopadùsa

Orso d’oro e nomination all’Oscar per una terra di accoglienza in attesa del Nobel per la Pace.

L’isola di Lampedusa (dal greco Lopadùsa) è un “horst” (pilastro tettonico) e appartiene all’Africa; dista dalla Tunisia 113 km (e 150 km da Malta), dalla Sicilia 205 km; la profondità massima del braccio di mare tra Lampedusa e l’Africa è di 120 m.

A Lampedusa c’è il centro abitato più meridionale d’Italia: è infatti situata alla latitudine di 35°30′ N, più a sud di Tunisi e Algeri.

L’8 luglio 2013, Papa Francesco l’ha scelta come destinazione del suo primo viaggio apostolico dedicato al tema dell’accoglienza dei migranti: infatti, da anni, la popolazione locale è coinvolta per mezzi e per umanità in una immane catena di solidarietà (nel 2011 ha ricevuto 11 mila persone messe in salvo da annegamenti) ed anche per questo è stata proposta per il Premio Nobel per la pace.

Nel 2012 l’isola di Lampedusa ha ricevuto la medaglia d’oro al valor civile da parte della Regione Sicilia mentre nel 2015 ha ricevuto, per le sue caratteristiche di “Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità, Universalità”, la medaglia d’oro al merito da parte della Croce Rossa Italiana.

Nello stesso anno, la sindaca Nicolini viene insignita del Premio della pace 2015 promosso dal movimento civico Die Anstifter di Stoccarda.

In occasione di un tragico annegamento di migranti, in Italia il 3 ottobre si commemora la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.

È notizia di oggi che Fuocoammare, già premiato nel 2016 con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino, ha ricevuto in queste ore la nomination all’Oscar nella sezione miglior documentario.

Ma cosa è Fuocoammare?

Si tratta di un docu-film, diretto da Gianfranco Rosi, che attenziona il problema umanitario della migrazione e dei viaggi dei disperati, ispirandosi alla dedizione del medico Pietro Bartolo, responsabile del presidio sanitario e del poliambulatorio dell’isola di Lampedusa, per l’appunto.

Al dramma degli isolani trascurati, induriti dalla fatica della pesca a mare, spesso dimenticati e lontani dal cuore dello Stato, si aggiunge quello dei naufraghi, analogamente trascurati e dimenticati dal mondo. La vicenda degli sbarchi, delle identificazioni, dell’accoglienza ai disperati, mette filmicamente in risalto sia la suggestiva e scabra cornice naturale sia la generosa ospitalità degli abitanti.

Samuele e Mattias sono il ritratto arcaico di due ragazzini scanzonati ed “un po’ naïf”, ma deprivati delle opportunità di vita di altri coetanei (sembrerebbe quasi che evadano l’obbligo scolastico) e di prospettive di affermazione: passano la giornata tagliando da alberi di pino rametti biforcuti per ricavarne fionde, intagliando occhi e bocca su alcune pale di fico d’India e tirando loro pietre con la fionda, come si fa contro il nemico. Inoltre, il loro primo piano, quello in cui fingono di ricaricare il fucile a pompa e sparano a mare, colpisce moltissimo e ne fa una pessima caricatura iniziale.

Tutto questo succede sull’isola di Lampedusa, mentre gli uomini dell’ufficio circondariale della Marina, ricevuta via radio una richiesta di soccorso, attivano le ricerche in mare con unità navali ed elicotteri della guardia costiera.

Intanto la vita sull’isola prosegue. La casalinga Maria prepara il pranzo ed ascolta la radio locale, che manda in onda musica e canzoni a richiesta e dà notizie su avvistamenti e salvataggi in mare.

A casa, durante un temporale, Samuele studia e poi ascolta i racconti della nonna, di quando, in tempo di guerra, di notte passavano le navi militari lanciando i razzi luminosi in aria e il mare diventava rosso… sembrava ci fosse il fuoco a mare.

Maria Signorello chiama la radio per dedicare al figlio pescatore proprio questo melanco-allegro tango-swing, con l’augurio che il brutto tempo finisca presto e si possa uscire in barca a lavorare. Il brano va in onda. <<…Il primo fuochista, il secondo fuochista, il terzo fuochista avviliti son già…>>

Intanto, nel centro d’accoglienza un gruppo di profughi intona un canto accorato accompagnato dal racconto delle loro peripezie.

Che fuoco a mmare” è stata composta da Di Gianni-Barile nel 1950: è una canzone in ritmo di tango-swing cantata da Eva Nova, cantante e attrice napoletana nata nel 1916 e scomparsa nel 1996.

Tra le strofe della canzone, segnaliamo <<Il primo premio, credi a me, daranno a noi….>>…che sia profetico e foriero di riconoscimenti per l’isola e per il suo docu-film?

Per ascoltare il brano originale:

https://youtu.be/X4WPe34Z2LQ

Per visionare il trailer ufficiale del film: