Intervista a Vincenzo Pellegrino

Stiamo intervistando Vincenzo Pellegrino, un ammiraglio della marina militare, che ha frequentato l’accademia militare a Livorno e ormai non più in servizio da diversi anni. Ascolteremo la sua opinione in merito all’ingresso delle donne nella marina militare.

Da qualche anno anche nella marina militare è permesso l’ingresso anche alle donne, lei lo ritiene una cosa positiva o no?

Certamente positiva. La marina militare italiana è tra le ultime che ha fatto entrare le ragazze in servizio. È chiaro che in alcuni ambienti piuttosto ristretti si creano delle difficoltà di carattere logistico e anche di carattere sociale.

L’iter carrieristico all’interno della marina militare è identico tra uomini e donne oppure c’è qualche differenza?

Assolutamente identico tant’è che abbiamo le prime donne comandanti di unità navale. Una nostra omonima Pellegrino, penso abbia finito già il comando, comandava un pattugliatore nei canali di Sicilia, un paio d’anni fa.

Si sono dovuti effettuare dei cambiamenti nelle infrastrutture per consentire la convivenza tra uomini e donne?

Certo, è chiaro che le strutture logistiche a bordo delle navi si sono dovute adattare al nuovo ambiente per le ragazze visto che hanno delle necessità diverse. Vivono in settori separati, dagli uomini, con servizi separati ovviamente, in comune rimane il luogo di servizio e la mensa.

Com’è la convivenza in ambienti militari tra uomini e donne, in special modo su di una nave?

Io non ho esperienza diretta però, sentendo quello che mi dicono amici o giovani colleghi, ci sta anche una discreta competitività per cui talvolta il rapporto è piacevole e stimola a raggiungere risultati migliori.

La disciplina e il rigore militare dopo l’ingresso delle donne sono diventati meno rigidi?

Non è cambiato assolutamente niente. Io non parlerei di rigidità perché la vita a bordo delle navi è come quella di una grossa grande famiglia. Un comandante dopo che sta via due, tre, o quattro mesi conosce tutti gli aspetti, tutti i suoi marinai, i suoi sottoufficiali, conosce i problemi di molti. Quindi oserei dire che non è cambiato assolutamente niente. E poi a bordo non viene esercitata un’autorità in maniera gerarchica molto molto sentita, c’è un rispetto che gli ufficiali e sottoufficiali si devono guadagnare.

Ritiene che le donne potranno apportare un valore aggiunto alla marina militare? Di che genere?

Ma sicuramente, come dicevo prima c’è anche una positiva competitività tra uomo e donna per migliorarsi. Mi risulta che soprattutto nei primi anni dell’accademia navale le ragazze emergessero in maniera molto brillante nei vari corsi, molte erano tra le più brillanti, quindi trovo positivo questo aspetto.

Secondo lei in una società ancora prevalentemente tradizionalista, com’è quella italiana, come prevede che verranno accettati gli ordini di una donna comandante da parte dell’equipaggio di una nave?

C’è già l’esperienza vissuta, quindi non c’è assolutamente nessun problema. Quando era al comando la Pellegrino, i comandanti e gli ufficiali hanno detto “nessuna differenza lei è il comandante”.

Come si concilia la vita di una donna che potrebbe voler essere madre e moglie con un incarico militare?

Questo penso sia un aspetto molto soggettivo che va visto anche in prospettiva. Io non so se ci sono, ma sicuramente qualche coppia dove lui è ufficiale e lei ufficiale c’è, mi risulta. Bisogna raggiungere il giusto compromesso, ma già il matrimonio stesso è un piccolo compromesso. È chiaro che qui ci sarebbe qualche difficoltà in più, col fatto di doversi spostare, il fatto di non avere un domicilio fisso, o di essere imbarcati per tanto tempo. Penso però anche che la marina venga in contro a queste esigenze, perché spesso ho visto e vissuto personalmente esperienze che quando si è verificata una necessità o una esperienza, ovviamente servizio permettendo, la marina ha sempre aiutato.

Alcuni ritengono che “almeno la guerra dovrebbe essere lasciata agli uomini”. Cosa ne pensa a riguardo?

Mah… Per me è una battuta, se guardiamo la seconda guerra mondiale forse sono morti più civili che militari, e se mettiamo in conto gli ebrei ammazzati dai nazisti nei vari campi, sicuramente sono più i civili morti che i militari. Non sono d’accordo su questo. Ci possono essere ruoli diversi ovviamente; però ormai c’è un coinvolgimento totale, non è solo il mondo militare, ma anche il mondo civile, tutti, tutti, tutti. Speriamo che non ce ne siano però.

Se lei avesse una nipote le consiglierebbe di arruolarsi in marina?

Se me lo chiedesse si, ma deve essere una scelta molto, molto, molto personale, perché è una vita che ha un certo fascino, però richiede molti sacrifici, e quindi è una scelta molto, ma molto particolare, non forzerei assolutamente nessuno, neanche mio figlio o mio nipote maschio ad andare in marina.

 

Di Nicole Pellegrino