SID2017: la generazione delle identità liquide

Il Safer Internet Day 2017 (SID2017), la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita da INSAFE e INHOPE, si è celebrata quest’anno il 7 febbraio a Roma presso l’ex caserma Guido Reni, in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo. “Be the change: unite for a better internet” è lo slogan scelto per l’edizione del 2017, finalizzato a far riflettere i ragazzi non solo sull’uso consapevole della Rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di internet come luogo positivo e sicuro.
Ma la minaccia virtuale di Internet è davvero sempre più reale?

Il processo che stiamo vivendo apre scenari che fino a poco tempo fa erano impensabili e sicuramente numerosi vantaggi ma, a causa all’abuso di Internet, nell’ultimo decennio è nata una vera e propria psicopatologia che va sotto il nome di Internet Addiction Disorder (I.A.D.). Il termine si deve allo psichiatra americano Ivan Goldberg che propose dei criteri diagnostici e, con la sua proposta, ha dato avvio ad una riflessione che ha incuriosito numerosi psicologi e psichiatri ed ha imposto all’attenzione del mondo il rischio di dipendenza da Internet.

Internet inoltre viene spesso ritenuto responsabile di due problemi giovanili: il cattivo andamento
scolastico e la superficialità nei rapporti, fino ai comportamenti cosiddetti a “rischio”. Colpevoli involontari molto spesso i genitori, generazione che ha quasi subito la rete, i cui comportamenti possono essere divisi in due categorie analizzate da Giuseppe Pelosi nel suo libro “Aiuto! Ho un cyberfiglio! Manuale per genitori persi nella rete”. Da una parte vige la strategia dei divieti: vieto Internet, vieto il computer fino a quando non arrivano risultati positivi. Dall’altra la strategia dei controlli: guardo quello che mio figlio fa su Internet e solo se vedo che attua comportamenti a rischio o illegali intervengo. Esiste anche un terzo atteggiamento, e purtroppo è anche il più diffuso: ignoro qualsiasi cosa fino a quando non sono costretto a prestarvi attenzione.

Bauman, sociologo e filosofo polacco, esprime il concetto di relazioni e identità liquide, ad indicare la fragilità che caratterizza molti degli individui di oggi che sono continuamente alla ricerca di un’identità e di sicurezza ma, non trovandola a causa della perdita di scopi e obiettivi, creano identità multiple e spesso fittizie, caratterizzate da ipocrisia e falsità. A tal proposito possiamo citare l’ossimoro proposto dalla Turkle, sociologa, psicologa e tecnologa statunitense, “together alone” che fa un chiaro riferimento alla condizione in cui si trovano gli utenti attivi nella rete: “insieme, ma soli”. Essere parte del web ci fa credere di appartenere ad un gruppo che però è virtuale, ci fa credere di essere un “we”, un “noi”, che implica lo stare insieme, il relazionarsi, il condividere, ma che sempre più spesso si rivela una comunità immaginaria, poiché quanto più sono attivo nella rete tanto più sono off-line nella vita reale.

Non bisogna però ostracizzare la rete, ma piuttosto sottolineare i suoi rischi e i suoi pericoli, non dimenticando il grande apporto che ha avuto nella società.
La caratteristica di internet è quella di essere acceleratore e organizzatore di relazioni fornendo straordinarie possibilità di analisi e approfondimento della realtà e soprattutto consentendo di comunicare, entrare in relazione con altri e non sempre solo in modo superficiale.
Non ci sono vere e proprie strategie, se non quella del buon senso: come ci si dà delle regole di
comportamento nella vita reale, occorre farlo anche nel mondo virtuale, smentendo ciò che affermava nel primo secolo a.C Lucrezio, ovvero che a un progresso materiale corrisponde sempre un regresso di tipo morale.
Un uso consapevole e attento di questi nuovi strumenti di comunicazione scongiura la maggior parte dei rischi e consente di godere solo del bello di Internet.

Di Miriam Conte