La tragedia di Vasto interroga la coscienza di tutti

di Aldo Mascio, Cristiano Minicucci, Federico Colozza, Antonio Rascato, Gianmarco Ottaviano  ISISS A.GIORDANO – VENAFRO (IS)

La tragedia di Vasto ha avuto larga eco in tutta Italia. Il gesto del marito omicida esposto allo sguardo e al giudizio degli altri. La vendetta, l’amore, la morte, i tradimenti, la malattia, tutto esce dalla sfera privata e tutto viene commentato. E, guardando le reazioni piene di rabbia del popolo della rete e la pagina Facebook del “marito omicida”, sposo da poco più di un anno, si intuisce quanto, nella tragica vicenda personale, sia stato sostenuto dal consenso pubblico. La tragedia interroga la coscienza di tutti. Le parole dell’Arcivescovo di Campobasso Monsignor Gian Carlo Bregantini su questa tragedia, fanno riflettere e pesano come un macigno sulle colpe tutt’altro che presunte della società. “La tragedia di Vasto- scrive monsignor Bregantini- ci interpella a livelli diversi, perché veder soffrire è una delle esperienze in cui, spesso, ci s’imbatte in un sentimento d’impotenza. Non basta prodigarsi con le parole. Specie quando, chi ci sta accanto, ha il cuore spezzato e non trova più pace. Un terribile omicidio avvenuto da parte di un marito nei confronti di quel ragazzo che gli ha ucciso la moglie, l’estate scorsa, tamponandola ad un incrocio non rispettato. La vicenda ci tocca tutti- prosegue il presule-, come reagire al male ricevuto? Come supportare la persona ferita? Sono interrogativi che assillano tutti, anche la Chiesa. E’ follia pensare di guarire il corpo, senza prima curare l’anima-. diceva giustamente Platone. Se l’‘‘anima piange ne risente tutta la vita esterna e ne porta i segni visibili. La rabbia crescente è il totale impulso alla vendetta”. Monsignor Bregantini, poi, ricorda Nelson Mandela e, soprattutto, una sua frase che dà il senso della tragedia di Vasto: “Coltivare rancore nel cuore è come bere veleno, pensando che ciò produca la morte del tuo nemico!”. Queste le parole del vescovo Bregantini, che ci fanno comprendere che la vendetta non guarisce mai dal dolore, non toglie il torto, non lava alcuna offesa, solo la giustizia, pensata in termine di legge morale civile, può ristabilire l’ordine delle cose. La vendetta non ristabilisce alcun ordine, ma lo sovverte. Le parole di monsignor Bregantini, dunque, ci dicono che nessuno può farsi giustizia da sè e che oggi, più di ieri, occorrono “preti vicini,docenti attenti, educatori sensibili.” E che “il dolore che si annida in noi può diventare una prigione”.