Fly like a butterfly, sting like a bee

Questa frase che ha fatto il giro del mondo è stata pronunciata da un uomo non solo famoso ma molto impegnato: Muhammad Ali.
Questo grande atleta cominciò la sua carriera pugilistica con il nome di Cassius Clay.
Fu capace di imprese sportive eccezionali, ma soprattutto di un grande impegno sociale e grazie alla sua celebrità sensibilizzò le persone sui problemi razziali.
Fu per questo che ad un certo punto della sua vita di pugile non si riconobbe più in quel nome e ne scelse un altro che rappresentasse le sue radici.
Alcuni dei suoi match sono considerati dei cult nella sua disciplina sportiva.
Il suo modo di combattere era originale e proprio questa sua particolarità è riassunta in questa sorta di motto che lo rappresenta fedelmente.
Si riteneva un uomo fortunato, ma non si è mai scordato di chi, al contrario di lui, versava in condizioni critiche.
Nacque il 17 gennaio del 1942 a Louisville, nel Kentucky, i genitori sono Odessa e Cassius Sr. Pittore e musicista, il padre è stato una figura centrale nella sua vita.
La sua fu una lunga carriera densa di successi. Totalizzò 61 incontri tra cui 56 vinti e 5 persi. Fu anche eletto Fighter of the year (Pugile dell’anno) dalla rivista statunitense Ring Magazine nel 1963, 1972, 1974, 1975 e 1978.
Proprio per il tipo di sport praticato nel 1984 è stato aggredito dal morbo di Parkinson, che comunque gli ha consentito una vecchiaia lunga e dignitosa, e commosse il mondo apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996.
Muhammad Ali morì il 3 giugno del 2016 a Scottsdale poco dopo la sua ultima apparizione pubblica il 9 aprile 2016 ad un evento di beneficenza, in cui è apparso visibilmente indebolito.
Ci piace ricordarlo mentre si esprime nel suo sport danzando leggero proprio come una farfalla, ma efficace e pungente come un ape.

Sirio Di Bartolo Classe III B Informatico Istituto V. Arangio Ruiz Roma