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I 7 esopianeti: ci sono nuove forme di vita? La ricerca scientifica continua…

di Luca Scardino (ISISS A. Giordano, Venafro IS)

E’ la più importante degli ultimi anni: si trovano in un sistema solare a 40 anni luce da noi e molti di loro sono in una “zona abitabile”, potenzialmente adatti a ospitare la vita.

La scoperta degli esopianeti, annunciata nei giorni scorsi dalla NASA, è una delle notizie scientifiche più importanti degli ultimi anni. Almeno tre di loro sono in una “zona abitabile”, forse con acqua sulla superficie, una condizione che rende più probabile la formazione della vita. Questa importante scoperta è stata effettuata da un gruppo di astronomi guidati da Michaël Gillon dello STAR Institute dell’Università di Liegi, Belgio, ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica Nature. I sette esopianeti orbitano intorno a una “nana rossa”, una stella più piccola e fredda del Sole, che si chiama TRAPPIST-1 e che è visibile nella costellazione dell’Acquario nel cielo notturno terrestre. Come da prassi, i pianeti sono stati chiamati con il nome della loro stella di riferimento, cui è stata aggiunta una lettera in ordine alfabetico dal più vicino al più lontano; sono quindi: TRAPPIST-1b fino ad arrivare al pianeta TRAPPIST-1h. La scoperta degli esopianeti è stata effettuata con una tecnica molto diffusa e perfezionata negli ultimi anni, che consente di osservare indirettamente nuovi corpi celesti. Coinsiste nell’osservazione di una stella e la rilevazione dei suoi periodici cambiamenti di luminosità. Basandosi proprio su questo parametro ed altri, si riescono a costruire molte informazioni sul pianeta come le sue dimensioni, la  composizione e la distanza dalla stella di riferimento. Gillon e i suoi collaboratori inoltre hanno affermato che circa 6 pianeti su 7 sono comparabili con la Terra, sia per le dimensioni ma anche per la temperatura e la superficie: una gran parte presenta una superficie rocciosa e acqua allo stato liquido su di essa.

                                                 

La scoperta in questione pubblicata su Nature, è stata annunciata in una conferenza dalla NASA ed è un’ottima notizia non solo per la parte di astronomia che si occupa dei pianeti esterni al nostro sistema solare, ma anche per la ricerca di forme di vita che si sono sviluppate su corpi celesti diversi dalla Terra. E’ naturalmente ancora prematuro sostenere che ci sia vita su uno di questi 7 pianeti, ma la loro scoperta consentirà ai ricercatori di concentrare le attenzioni su un gruppo planetario vicino, in termini astronomici, e che potrà essere indagato in futuro con i nuovi telescopi più potenti cui sono al lavoro sia ESO sia NASA, pronti entro pochi anni. Non resta che aspettare i nuovi sviluppi della ricerca.