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IMMIGRAZIONE: IL PREFETTO VACCARO PUNTA SUL DIALOGO E L’INTEGRAZIONE

 

La presenza di stranieri nel nostro paese è oramai un dato di fatto per gli Italiani anche se ultimamente è stata al centro di diversi dibattiti e discussioni. Perché? Il prefetto di Arezzo Clara Vaccaro ha condiviso con noi la sua opinione a riguardo in quanto responsabile dell’accoglienza di migranti nella sua provincia.

Ultimamente il tema dell’immigrazione è molto discusso. Lei cosa pensa a riguardo?

La Costituzione italiana afferma,all’art.10,che “lo straniero, al quale venga impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica”.
Le norme in materia di asilo si rifanno alla Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati (più conosciuta come Convenzione di Ginevra) secondo la quale è considerato rifugiato chi nel proprio paese è perseguitato per motivi politici, religiosi, etnici, di razza, o ha comunque ragionevoli motivi per temere della propria vita o di subire violazioni dei diritti umani. Normalmente lo status di rifugiato viene determinato su base individuale; più rari sono i casi di riconoscimenti collettivi. Viene considerata infatti la situazione personale del richiedente più che la situazione esistente nel paese di origine.
L’Italia ha sempre riservato una particolare attenzione alle tematiche relative ai rifugiati ed al riconoscimento del diritto di asilo,come testimoniano gli eccellenti rapporti con l’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati improntati ad uno spirito di collaborazione tanto sul piano politico che operativo.

L’Italia è, infatti, membro del Comitato esecutivo dell’UNHCR fin dalla sua creazione nel 1958.
Il nostro Paese, anche per la sua posizione geografica, ponte naturale nel Mediterraneo verso l’Africa, i Balcani e lo stesso Oriente è divenuto negli ultimi anni meta finale oltre che luogo di transito per i profughi ed ha conosciuto un rilevante aumento delle domande individuali di riconoscimento dello status di rifugiato.

L’immigrazione e’ un fenomeno che non si puo’ fermare perche’, specie nel continente africano sono tantissimi i Paesi in cui vi e’ la guerra, le persecuzioni di integralisti mussulmani, la carestia, la fame.

Anche noi Italiani nel passato siamo stati immigrati di massa . Abbiamo il dovere di accogliere. Ma, nello stesso tempo questo fenomeno deve essere gestito. In primo luogo occorre distinguere chi scappa da guerre e persecuzione perche’ solo costoro potranno essere riconosciuti come rifugiati ed essere inseriti nel contesto nazionale. Per costoro bisognerebbe avviare dei corridori umanitari che consentano l’arrivo in Europa in sicurezza senza cadere nelle mani degli scafisti e rischiare la vita.

Per chi scappa dalla fame e dalle carestie bisognerebbe pensare ad avviare progetti seri e condivisi nei loro paesi di origine dove possano essere loro stessi interpreti del loro futuro nella loro terra.

Certo anche l’Europa dovrebbe fare la sua parte e non e’ pensabile che paesi della UE che sono stati aiutati quando erano in difficolta’ , con i soldi della comunita’ europea, oggi alzino i muri contro i migranti.

Come pensa di aiutare le persone che arrivano nella sua città?

Noi Prefetti abbiamo il compito di creare la prima accoglienza per coloro che sbarcano. Cosi organizziamo con cooperative ed associazioni una accoglienza nei vari comuni. I migranti vengono assistiti, aiutati ad avviare le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato. Vengono assistiti dal punto di vista medico, viene insegnata la lingua italiana. Ma fino a quando non saranno riconosciuti, e passano anche due tre anni, purtroppo e’ difficile inserirli in un contesto lavorativo stabile e soprattutto renderli autonomi. Non solo i numeri di ospiti sono oramai considerevoli e con le difficolta’ economiche di quasi tutti i comuni e’ difficile integrarli. L’integrazione peraltro non si fa solo con l’accoglienza ( cibo, vestiti, alloggi). Queste persone provengono da Paesi con culture, storie e tradizioni molto diverse dalle nostre. Per loro il primo ostacolo e’ la lingua, capire le nostre regole, accettare i nostri ritmi di vita. La gestualita’ del loro corpo, le loro abitudini sono diverse. Per integrarsi c’e’ bisogno che chi accoglie, le comunita’ , abbiamo voglia e curiosita’ di conoscere il diverso, e che i migranti abbiano voglia di imparare .

E’ una fatto culturale, la societa’ multietnica in comuni piccoli non e’ ancora concepita. Ci vorra’ del tempo, della fatica. Bisogna puntare sui giovani che forse hanno meno pregiudizi per accettare questo cambiamento epocale delle nostre comunuita’ sempre meno chiuse e sempre piu’ coinvolte nella necessita’ di accogliere culture diverse, colori della pelle diversi, lingue diverse, stori diverse.

Ci vorra’ del tempo per far capire che la diversita’ e’ una ricchezza e non una minaccia.

Certo l’integrazione deve passare soprattutto per il rispetto delle regole e chi sbaglia dovra’ capire che non e’ ben accetto.

Nella mia provincia io ho un dialogo costante con i sindaci dei 37 comuni che ospitano i centri di accoglienza gestiti dalla prefettura ed insieme verifichiamo il lavoro delle cooperative ed associazioni che seguono i nostri migranti. Abbiamo organizzato corsi di educazione alla legalita’, di educazione stradale, di educazione e sicurezza domenstica. Molti dei migranti fanno dei lavori di volontariato utili per la comunita’ che li ospita. Cerchiamo di creare un percorso di alfabetizzazione alle regole del nostro paese.

Ha riscontrato problemi di crimine o di razzismo nei confronti degli immigrati?

Per fortuna non ci sono stati episodi gravi nella mia Provincia. Qua e la qualche contestazione da parte di gruppi di abitanti. Piu’ per pregiudizio e paura che per vero razzismo. Certo la gente talvolta e’ diffidente e poco tollerante. Ma una minoranza. Cio’ che spaventa e’ che sono molto diversi……peraltro una buona parte di loro e’ cattolica, quasi tutti parlano o inglese o francese. Qualcuno adora il calcio…..

Io giro per ogni comune, incontro la gente che ha paura o che mi contesta, ci parlo, faccio incontrare i migranti. Poi anche i contestatori capiscono….. garantisco pero’ che chi sbaglia non trovera’ piu’ accoglienza e le forze dell’ordine sono molto vigili.

Bisogna pero’ tenere la guardia alta perche’ il gesto di un singolo che esterna disappunto ed insofferenza diventa facile scusa per coloro che magari da soli non avrebbero il coraggio di azioni razziste ma che nella massa invece si trovano bene.

Occorre dialogare con tutti e sempre.

Come pensa di risolvere gli eventuali problemi che ha riscontrato?

Con tanto dialogo, facendo incontrare le Istituzioni con la cittadinanza. Spronare i migranti a lasciarsi coinvolgere nei progetti di integrazione, fare cultura della diversita’ tra la gente. Facendo, soprattutto, in modo che ciascuno rispetti le regole della civile convivenza e del rispetto reciproco.

di Clelia Vigna