Intervista a Giulia Borriello

Giulia Borriello, 27 anni, è un istruttrice di tennis presso la ASD “ Le Volpi”, responsabile del settore Pre-Agonistica. Laureata in IUSM, da qualche anno è specializzata nel settore mini-tennis e trasmette la sua passione ai più piccini, oltre a seguire gli adolescenti. L’abbiamo intervistata proprio per capire da dove sia nato l’ amore per l’ insegnamento del tennis.

Quando e come ti sei appassionata al tennis?

Veramente è stato un caso, perché avevo dieci anni e stavo alle elementari; sai, quando si è così piccoli basta che qualcuno va a fare uno sport e la massa lo segue. Quell’ anno era stato deciso il tennis e siamo andati all’ Eur Sporting Club. Lì ho cominciato a giocare a tennis e mi piaceva, a differenza dei miei compagni che dopo un anno hanno smesso. Io, invece, sono stata l’unicaa a rimanere lì fino a 14 anni. Purtroppo ho cominciato molto tardi (perché dieci anni comunque è tardi), dato che mio padre era contrario per via della credenza che il tennis sviluppasse solo una parte del corpo, quindi prima bisognava fare nuoto o altri sport, non di certo il tennis.

Quando hai capito che insegnarlo poteva essere la tua strada?

L’ ho capito mentre giocavo e mi allenavo, semplicemente perché ho una forte passione per i bambini; inoltre anche la passione per questo sport mi ci ha fatto pensare. In seguito, infatti, l’ università che ho frequentato l’ho pensata come una scelta secondaria, che potesse servire poi a dedicarmi all’insegnamento del tennis.

Esattamente cosa rappresenta per te il tennis?

Il tennis mi rappresenta, perché quando tu entri in quel campo giochi esattamente come sei nella vita; quindi il mio gioco rappresenta tutto quello che sono: dal punto spettacolare, perché comunque mi piace stare sotto gli occhi di tutti i presenti che battono le mani, alla rabbia che provo quando perdo perché non lo accetto. Il tennis mi rappresenta totalmente.

Che emozioni provi quando giochi?

Libertà, sicuramente libertà: libertà di espressione, perché lì dentro posso davvero fare tutto quello che decido io, come piace a me, non c’è giusto o sbagliato; se vinci sai perché hai vinto, se perdi sai perché hai perso, ma ne sei consapevole solo tu, non qualcun altro. Solo tu sai realmente cosa provi dentro quel rettangolo.

Guardando indietro, come ti senti adesso a ripensare a quando eri ancora alle “prime armi”?

La cosa che mi rimprovero è di aver cominciato tardi. In fondo provo anche rabbia, perché nel circolo in cui stavo mi illudevano : sì, ero portata, però c’erano alcuni ragazzi più portati di me che avevano risultati più immediati, e per questo ero messa un po’ da parte; se fossi stata più seguita magari avrei potuto ottenere risultati migliori. Ma adesso lo farò, so cosa devo fare.

 

Chiara Rosso 3h

Liceo Classico F. Vivona