LA GUERRA RACCONTATA DAGLI OCCHI DI CHI L’HA VISSUTA

 

Intervista a chi ha vissuto la seconda guerra mondiale. Ricordi, immagini sensazioni. Ecco la testimonianza di Giuseppe Mollo, nato nel 1928 a Cicerale, un piccolo paese del Cilento.


COSA SAPEVI DELLA GUERRA PRIMA DI VIVERLA?

Essendo nato nel 28, quando iniziò la seconda guerra mondiale avevo solo 11 anni. Sapevo che esistesse la guerra, poiché ero sotto il periodo del fascismo e a scuola ci parlavano delle istruzioni militari, delle marce, dei raduni, ma non ero capace di immaginarla. Solo quando la Germania invase la Polonia, nel settembre del 39, cominciò a maturare nella mia mente il vero significato di essa. Prima di quel momento infatti non avrei mai pensato che potesse accadere. Non temevo nemmeno che l’Italia avesse potuto farne parte, c’erano solo delle voci contrastanti riguardo la sua partecipazione o meno.

IN QUALE MOMENTO HAI REALIZZATO CHE STAVI VIVENDO LA GUERRA?

Quando l’Italia entrò in guerra, nel giugno del 1940. Noi giovani del paese eravamo entusiasti, perché la propaganda affermava che il conflitto sarebbe terminato in breve tempo con una gloriosa vittoria. Per questo c’era quasi un clima di festa nel veder partire i militari dalla nostra terra per andare a combattere in Africa Settentrionale. Non pensavo che invece molti non sarebbero mai tornati. Poi nel 43 divenne sempre più cruenta perché i nemici cominciarono a bombardare le città vicine al mio paese, come Napoli e Salerno. Tutte le sere vedevamo le formazioni degli aerei che passavano sopra di noi per distruggere le vie di comunicazione e la paura cresceva. Ricordo che nell’aprile del 43, vidi proprio le bombe sganciarsi dall’aereo, per poi cadere fortunatamente lontane dall’abitato, ma molto vicine al mio paese. Conservo ancora una scheggia di quelle bombe e ogni volta che la guardo ricordo ancora bene il timore prendere il sopravvento in quegli attimi.

CHE INSEGNAMENTI TI HA TRASMESSO QUESTA ESPERIENZA?

Ho imparato a riflettere su tanti aspetti della vita umana, in particolare sul rispetto che bisogna avere di essa e sul senso di fratellanza. Ricordo con orgoglio che all’esame di terza media feci un tema con il titolo ‘Non nella fausta ma nella ria sorte si conosce il vero amico’ scrissi proprio sulla guerra e gli insegnanti si complimentarono con me.

COME HAI CAPITO CHE ERA FINITA? COME HAI REAGITO?

Quando sentii alla radio la notizia della fine ero felice. Felice perché era terminato un conflitto difficile, nonostante la delusione per la sconfitta, in quanto le aspettative iniziali erano ben diverse. Ebbi un senso di liberazione e di allegria insieme. Ci sono state però pesanti ripercussioni nel dopoguerra: l’Italia ha dovuto piangere milioni di morti e rimettersi in piedi. Le industrie, le ferrovie, le strade, i ponti, erano stati completamente distrutte, e si è lavorato duramente per rinascere da zero. Tutti indistintamente abbiamo avuto molte difficoltà negli anni successivi, ad esempio nel trovare lavoro e costruire un futuro.

PENSI SIA POSSIBILE CHE RICAPITI ATTUALMENTE?

Ovviamente mi auguro che non accada mai più. Una guerra porta distruzione, lutti e inoltre un eventuale conflitto odierno non sarebbe come l’ultimo vissuto, ma con i mezzi che possediamo adesso oserei dire che finirebbe il mondo. Allora c’erano le navi armate di cannoni, gli aerei che lanciavano bombe, adesso ci sarebbe una guerra atomica, perciò non penso né mi auguro che possa ricapitare un conflitto mondiale nelle future generazioni.

QUAL E’ STATO IL MOMENTO PIU’ DIFFICILE?

Un momento in particolare è stato lo sbarco degli americani. Erano anche venuti a chiedere notizie in paese sui tedeschi, e avevano mandato mio padre a parlarci, in quanto era l’unico a parlare inglese, avendo vissuto in America diversi anni. Ricordo i colpi di cannone attaccare gli aerei tedeschi che bombardavano a loro volta le navi americane. Eravamo impotenti davanti a questa situazione, non potevamo far altro che scappare in luoghi riparati.

UN BEL RICORDO LEGATO A QUEL PERIODO?

Quando al culmine della paura nel periodo dello sbarco, in paese è sorto un grande spirito di collaborazione, di solidarietà. Sapevamo di poter sempre contare su qualcuno in caso di bisogno e non era da poco in quelle situazioni difficili. Mi sono sentito parte di una grande realtà e credo che questo sia il più bel ricordo legato a quel terribile periodo.

DI LIVIA DE MATTIA 2°B LICEO VIVONA