Matrioske unite

Più di 50 Paesi di tutto il mondo si sono uniti nella giornata di mercoledì 8 marzo per protestare contro la violenza sulle donne attraverso la manifestazione “Non una di meno”. Grande adesione e mobilitazione anche a Roma dove il corteo nero e fucsia ha sfilato nelle strade della capitale dal Colosseo fino a Piazza San Cosimato.

Per la prima volta dopo tanti anni l’8 marzo torna ad essere un giorno di rivendicazione e protesta. In origine la Giornata internazionale della donna era una commemorazione voluta da Rosa Luxemburg e altre donne socialiste per ricordare la tragedia dell’8 marzo 1908 in cui 146 operaie che protestavano a New York contro le ingiuste condizioni di lavoro furono chiuse in fabbrica e arse vive, probabilmente dal loro stesso datore di lavoro. Col tempo però l’8 marzo si è trasformato in una giornata di festa perdendo l’originario senso di rivendicazione: per molte donne l’unico giorno in cui hanno il “permesso” dal marito, dal compagno o dal padre di essere libere come in realtà dovrebbero essere anche negli altri 364 giorni dell’anno. È per questo che l’8 marzo 2017 segna un cambiamento nella storia. Si torna allo spirito combattivo, alle voci che si fanno sentire, alle donne che non sono più disposte a subire. Il femminicidio, il sessismo, le discriminazioni di ogni genere, le violenze, gli abusi, l’infibulazione, le spose bambine hanno spinto le donne a far sentire la propria voce in maniera determinata. La mobilitazione – nata dalle donne argentine dopo lo stupro di una sedicenne – che ha unito così tanti Paesi in tutto il mondo si chiama “Non una di meno” cioè nessuna donna in meno a causa del femminicidio o alla quale sia impedita la libertà di scelta sul proprio corpo e sulla propria vita. La violazione della dignità di una donna non è solo un abuso fisico ma anche costringerla a firmare la propria lettera di dimissioni in bianco che verrà poi utilizzata dal datore di lavoro in caso di maternità così come un salario inferiore rispetto ad un collega uomo a parità di mansioni, il corpo femminile utilizzato per pubblicizzare macchine o bibite o addirittura agenzie immobiliari. Anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sostiene la necessità di un cambiamento importante affermando “Dobbiamo impegnarci di più per promuovere il lavoro e la partecipazione femminile. Garantire alle donne la piena compatibilità tra la cura della famiglia e l’attività professionale. Abbiamo l’obbligo ma anche un reale interesse a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e di abito mentale, che ancora impediscono a tante donne di raggiungere livelli apicali e parità di retribuzione”. Continua poi incoraggiandole con l’augurio che “la loro voce sia forte, compatta e ascoltata, nelle città e nei palazzi delle istituzioni”. In Italia non solo donne ma anche collettivi, reti Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e associazioni si sono fatti promotori dello sciopero globale con lo slogan “Se le nostre vite non valgono noi ci fermiamo”. Sono state organizzate anche assemblee, presidi, piazze tematiche e flash mob. A Roma il corteo si è mosso nel pomeriggio dal Colosseo diretto verso Piazza San Cosimato. Gli studenti universitari hanno guidato la manifestazione con bandiere, cartelli e striscioni raffiguranti il simbolo delle matrioske nere. Dietro di loro donne e uomini di tutte le età a piedi, in bici, sui trampoli, alcuni con i figli sulle spalle altri insieme al proprio cane, molti vestiti di nero e fucsia, altri con coroncine di fiori e parrucche dai colori psichedelici. Il tutto veniva accompagnato da musica e qualche slogan. A Piazza San Cosimato si è conclusa la manifestazione di questo 8 marzo 2017 ma per il cammino delle matrioske è solo l’inizio.

Matilde Campo

Liceo Artistico Statale “Via di Ripetta”

Classe 3H