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COMMEMORAZIONE,IL VESCOVO CIBOTTI INVOCA LA PACE:”NELLA GUERRA SI GENERANO NEMICI, NEL DIALOGO SI RISCOPRONO GLI AMICI”

di Gianmarco Ottaviano (ISISS A. Giordano, Venafro)

Mai più la guerra. Nella guerra si generano nemici, nel dialogo si riscoprono gli amici”: il vescovo Cibotti ha lasciato un messaggio forte alla città di Venafro ieri, durante la commemorazione delle vittime civili di quel 15 marzo 1944. “Abbiamo bisogno di apostoli della pace- ha aggiunto il presule, la guerra non ha mai risolto i problemi, nella guerra non ci sono mai né vinti e né vincitori. Le giovani generazioni hanno bisogno di esempi concreti di pace, concordia, per costruire un mondo senza conflitti. La verità e la giustizia sono le ali della pace, come cristiani dobbiamo sempre proporre la verità anche controcorrente. “ Monsignor Cibotti ha abbracciato tanti temi, tutti di stringente attualità che hanno catturato l’attenzione dei presenti. La cerimonia religiosa è stata officiata dal vescovo nella stupenda chiesa dell’Annunziata, alla presenza delle massime autorità politiche, militari della provincia e della regione. Presenti, tra gli altri, il prefetto di Isernia Fernando Guida, il presidente del consiglio regionale Vincenzo Cotugno, amministratori e sindaci dell’area venafrana. Il corteo, poi, ha attraverso la città. Le corone di fiori al Monumento dei Caduti e in altri angoli della città, dove è viva ancora la memoria di quella tragedia del 1944.  Ciò che accadde in quel tragico giorno di 73 anni fa gli storici lo hanno ormai scolpito nella dura pietra della storia. La nostra città fu costretta a piangere ancora una volta i suoi figli, come era accaduto pochi mesi prima quando, nell’ottobre del 1943, le bombe fecero altre 17 vittime, che in questa solenne giornata voglio accomunare nel ricordo ai morti del 15 marzo 1944 e ai tanti che in quei mesi in questo territorio caddero sotto i colpi dei tedeschi e dei nazifascisti fucilati o impiccati soltanto perché cercavano di difendere la propria dignità.” Sorbo ha concluso dicendo che da quel sacrificio del 1944 occorre fare uno sforzo “ di tutti, ogni giorno, per costruire una società migliore dove non ci sia spazio per la cultura della morte e dove prevalga la cultura della vita.”