Francesca nel Canto V dell’Inferno

Dante Alighieri è un poeta fiorentino, nato nel 1265 e morto a Ravenna nel 1321, uno dei più letti e studiati in tutto il mondo.

La sua opera più famosa e conosciuta è “La Divina Commedia”, in versi endecasillabi e rima incatenata.

Il poeta racconta il suo viaggio immaginario  di purificazione nei tre mondi dell’oltretomba: l’ Inferno, dove sono puniti i peccatori, secondo il principio del contrappasso; il Purgatorio, dove ci sono le anime che hanno commesso peccati meno gravi,  e il Paradiso.

L’opera si divide in tre cantiche, corrispondenti ai mondi  ultraterreni, ogni cantica comprende 33 canti (ne viene aggiunto uno di introduzione all’Inferno), per un totale di cento canti.

In realtà, il viaggio di Dante rappresenta il desiderio di purificarsi di tutta l’umanità.

Nel V canto dell’Inferno, il poeta presenta il personaggio di Francesca, uno dei più  intensi di tutta l’opera.

Francesca è una persona realmente esistita: era la figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna; il suo matrimonio venne combinato, per motivi politici, con Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, uomo rozzo e violento.

La giovane donna si innamorò del cognato, Paolo Malatesta, e tra i due nacque un amore travolgente e indissolubile, oggetto del racconto di Dante. Gli amanti vennero sorpresi da Gianciotto, il quale, mosso da invidia e gelosia, li uccise.

Il poeta, accompagnato dalla sua guida, Virgilio, entra nel secondo cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i lussuriosi, che vengono spinti contro le rocce da una bufera di vento.

Lì incontra diversi personaggi della mitologia antica, tra cui Didone, Elena, la cui bellezza fece scatenare la guerra di Troia, Paride, Achille e Tristano.

Tra le tante anime, Dante ne scorge due che proseguono insieme e sono al vento più leggere. Sono Paolo e Francesca. La fanciulla si avvicina al poeta per raccontargli la sua tragica vicenda amorosa.

Inizia parlando del suo luogo di nascita e del tipo d’amore che la lega al suo amante.

Dante, a quel punto, si commuove, ma invita Francesca a continuare la narrazione.

Ella prosegue descrivendo il modo in cui nacque il suo amore. Dice che stava leggendo insieme a Paolo il libro “Lancillotto del Lago”, che narra la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra, moglie di re Artù. Più volte quella lettura li spinse a guardarsi negli occhi, fino a quando, nel momento in cui Lancillotto bacia Ginevra, anche Paolo baciò la sua amata, dando inizio al loro amore, finito nell’attimo in cui Gianciotto uccise, scoprendoli insieme, gli innamorati.

Dante, terminato il discorso di Francesca, sviene per la pietà provata.

In questo canto, il poeta dà  voce a Francesca e crea un personaggio di struggente spessore.

Ella non riferisce i particolari della triste vicenda, ne accenna solo alcuni per ricondurli alla situazione di dolore di cui è eterna protagonista.

La giovane donna, infatti, è diversa dagli altri dannati, che esprimono la loro sofferenza con grida, parole blasfeme e lamenti; ella si rivolge a Dante in modo cortese, dolce e con tono pacato, nonostante soffra molto come gli altri peccatori.

La sua delicatezza, i modi gentili e l’istinto che la spinge a parlare con Dante , sono gli elementi che costituiscono l’umanità e l’intensità del suo sentire amoroso.

E’ diversa dalla donna angelicata degli Stilnovisti, la quale è simbolo del bene, della perfezione, capace di migliorare l’uomo e fargli suscitare dei sentimenti unici, e che funge da ponte tra Dio e l’uomo stesso.

Francesca, al contrario, è simbolo del peccato. La ragazza, per descrivere il tipo di amore che la lega a Paolo, utilizza alcuni dei contenuti cardine del Dolce Stil Novo: l’amore connaturato alla nobiltà d’animo, la necessità reciproca dell’amore, che non può essere sciolto. Li accenna nei versi 100- 108, in cui è presente un’anafora (viene ripetuta la parola “amore”), che rende il discorso molto malinconico.

Un altro confronto che si può fare  con le tecniche del Dolce Stil Novo è il tipo d’amore trattato da Dante. Nei suoi sonetti esprime il concetto dell’amore spirituale: la donna amata non è vista con gli occhi, ma con il cuore,

per cui non ci si innamora dell’aspetto fisico, bensì delle capacità della donna di elevare a Dio.

Nella Divina Commedia, Dante affronta il tema dell’amore carnale e della passione amorosa, che spinge l’uomo a peccare, sotto due aspetti differenti: la sofferenza e il pentimento ma anche la gioia provata nell’amare.

Il poeta sostiene che, come scrive al verso 103, è vero che chi è amato non può non riamare, ma che è pur vero che l’uomo è in grado di comportarsi con razionalità, distinguendo le azioni giuste da quelle sbagliate.

Infine, Dante, nel canto, inserisce un ultimo atteggiamento emotivo: la pietà e la commozione, che gli fanno perdere i sensi al termine del racconto di Francesca.

Il poeta prova questo sentimento perché, da un lato, si rattrista, partecipando alla sventura amorosa, e non resiste alle lacrime dei due amanti; dall’altro, è avvinto dalla perplessità tipica di un uomo di fede, che non può perdonare l’adulterio commesso da Paolo e Francesca e crede che il peccato sia una conseguenza della fragilità umana.

Secondo me, il V canto dell’Inferno è molto importante e significativo, perché Dante ci vuole far ragionare sulle conseguenze delle azioni compiute facendosi guidare dall’ istinto, senza ragionamento: questo è uno dei principali difetti dell’umanità.

Giorgia Di Pilla

Classe II A