L’autismo nelle scuole Superiori

 

Maria Vittoria è una ragazza autistica, ma il nome la dice molto lunga su di lei. Portatrice di gioia nella sua classe e di continue conquiste, si cimenta ogni giorno nell’arte del disegno e con la sua bontà d’animo non colora solo i fogli bianchi ma anche le giornate intense di scuola dei suoi compagni. Non da tutti è vista come una ragazza interessante e spesso si trova isolata dal contesto scolastico perchè spesso si dimostra al di fuori di esso, come testimoniano i compagni che si trovano a parlare con lei di cartoni animati, quelli da lei più amati ovviamente.

Un tema delicato come l’autismo, non può essere considerato di piccolo spessore al giorno d’oggi, tutte le istituzioni superiori dovrebbero trattarlo in modo adeguato, anche se spesso viene messo in secondo piano. Ciò che accade nelle nostre aule e nelle nostre scuole è nella psiche di un autistico ben più incisivo di quanto si possa pensare.

I ragazzi che nella fase dell’adolescenza, per un motivo o per l’altro, si trovano a dover interagire con un ragazzo autistico, si fanno trovare a volte in preda al panico o allo sconforto, persino alla rabbia nei loro riguardi. Questo può essere dovuto a un’azione involontaria ma impulsiva verso una persona che non dimostra le stesse capacità , motorie o mentali, di un individuo non affetto da autismo. Questo disturbo viene spesso visto come menomazione e perciò considerato un buon motivo per allontanare, o per isolare dai gruppi studenteschi i ragazzi con problemi d’autismo. Ma ciò è dovuto al semplice fatto che non si sa come interagire con loro , per paura dell’ignoto , della possibile risposta.

I ragazzi quindi dovrebbero dimostrare una curiosità nel conoscere e nell’apprezzare i limiti di ognuno. Perciò il problema non è dei ragazzi, ma di un programma che non prevede un’educazione su questo tema, sicuramente da approfondire, per guardare a queste persone da una prospettiva differente.

di Capogna Giuseppe