Trent’anni di Erasmus: è tempo di bilanci

Creato nel 1987 come programma di mobilità studentesca dell’UE, l’Erasmus vede partecipare ogni anno più di 300.000 studenti universitari

di Silvia Marzullo

L’Italia è uno dei 33 paesi che partecipa attivamente al progetto dell’Unione Europea “Erasmus”, offrendo la possibilità a molti suoi studenti di poter effettuare un periodo di studio all’estero.
Il nostro paese si posiziona al quinto posto per gli studenti ospitati (circa 20.000 tra 2012 e 2013) e al quarto posto per gli studenti italiani che hanno partecipato al progetto (quasi 26.000 dopo spagnoli, francesi e tedeschi).

Questo programma offre la possibilità di studiare presso l’università di un altro Stato per un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 12 mesi.
Il termine Erasmus è l’acronimo di “European Region Action Scheme for the Mobility of University Students” e prende il nome da Erasmo da Rotterdam, teologo, umanista e filosofo olandese che, tra il XV e il XVI secolo, viaggiò per tutta Europa studiando le diverse culture.

Mentre il progetto Erasmus si occupa della mobilità per motivi di studio in ambito universitario, un altro progetto,  denominato Comenius, propone lo stesso obiettivo permettendo lo sviluppo e la formazione scolastica per tutti quei giovani e quei docenti compresi tra la scuola dell’infanzia e le superiori. A partecipare sono molte scuole d’Europa che decidono di condividere l’una con l’altra temi di interesse comune.
Gli obiettivi principali sono conoscere e comprendere le diverse culture, lingue e valori, nonché aiutare i giovani ad acquisire competenze di base necessarie ai fini dello sviluppo personale.

Ora vediamo di scoprire qualcosa di più nelle parole di chi ha vissuto in prima persona il progetto Erasmus…

Quando e dove hai fatto la tua esperienza Erasmus? Quanto è durata?

“Il mio Erasmus è durato 11 mesi. Sono partito nel settembre del 2012 per Lisbona, Portogallo, e sono tornato nel luglio del 2013”

Che facoltà hai frequentato e quali esami hai dato?

“Ho frequentato la Facoltà di Architettura all’Universidad de Lusíada.
Era una bella struttura, con la sede principale in un palazzo storico vicino al distretto di Belem che si allargava poi con dei padiglioni di nuova costruzione, dove erano situate le aule.
Ho dato un esame di Progettazione, uno di Meccanica delle Strutture e un altro di Rendering (quest’ultimo riguarda la creazione di modelli tridimensionali al pc)”

Qual è stato il vantaggio di studiare all’estero?

“Il vantaggio di studiare all’estero è stato quello di rendersi conto autonomamente di cosa significhi organizzarsi sia per quanto riguarda lo studio ma soprattutto per quanto riguarda la vita quotidiana.
Devi saper organizzare il tuo tempo in modo efficace”

È stato difficile ambientarsi in un nuovo sistema?

“In generale Lisbona e il Portogallo sono molto simili all’Italia e i portoghesi hanno grande simpatia per gli italiani, quindi ambientarsi non è stato difficile. Oltretutto la lingua è molto familiare alla nostra e si poteva comprendere già ad un primo ascolto, senza sapere nessuna regola di grammatica portoghese”
Hai raggiunto degli obiettivi? Se sì, quali?

“Gli obiettivi che ho raggiunto, oltre ai crediti che ho portato a casa grazie agli esami, sono tutti personali: imparare a riconoscere le persone giuste con cui frequentarsi, scoprire una cultura nuova nelle sue somiglianze e differenze con la tua e imparare a vivere attraverso di essa, crescere e affrontare i problemi senza l’aiuto dei propri genitori, riuscire ad abitare in una casa con altre persone che all’inizio non conosci… Sembrano cose semplici ma una volta che ti ritrovi da solo capisci che ci vuole molta pazienza, soprattutto se si vive in casa con molta altra gente (noi eravamo in 7: 3 italiani, 2 polacchi, una lituana e un tedesco)”

Cosa pensi dunque dell’Erasmus? Lo rifaresti?

“A mio parere, l’Erasmus è ormai una tappa fondamentale, che forse ogni studente dovrebbe affrontare soprattutto in un’epoca come la nostra dove i confini tra i paesi sono sempre più labili. E sì, lo rifarei al volo!”