Palermo, clochard bruciato vivo per gelosia

Lo scorso 10 marzo a Palermo un clochard di 45 anni è stato cosparso di benzina e bruciato vivo mentre stava dormendo sui gradini di San Francesco dei Cappuccini.

Marcello Cimino aveva una moglie da cui si era separato e due figlie adolescenti con cui era rimasto in contatto. L’uomo da due anni aveva deciso di andare via di casa e vivere in strada a causa di alcuni vizi e per il bene della sua famiglia. Da giovane si era specializzato nel mestiere di fontaniere e svolgeva dei lavoretti in nero per sostenere la famiglia, per poi partire per un lungo periodo di lavoro all’estero. Da quando aveva lasciato la moglie e le figlie, ogni sabato e domenica andava al mercato abusivo dell’Albergheria. La sua famiglia lo aveva visto l’ultima volta due mesi prima della tragedia, in occasione del funerale di un parente.

Le figlie e la moglie, arrivate sul luogo dell’omicidio, hanno iniziato a piangere. Le figlie, pochi giorni prima avevano chiesto per l’ennesima volta a Cimino di tornare a casa. La moglie si è sfogata dichiarando: “Solo un mostro può bruciare viva una persona. Spero che lo prendano al più presto. Questo mostro ha lasciato due ragazzine senza un padre”. L’assassino dopo mezz’ora ha confessato di averlo ucciso per gelosia verso l’ex moglie. Si tratta di Giuseppe Pecoraro, un benzinaio di 45 anni. L’uomo conosceva molto bene la vittima perché entrambi andavano alla mensa dei frati cappuccini dopo il loro turno di lavoro. Il benzinaio svolgeva dei lavoretti per ricambiare l’ospitalità dei frati cappuccini. Pecoraro per non farsi riconoscere si era tagliato la barba, ma presentava una vistosa bruciatura ad una mano. Fermato dalla polizia, aveva dichiarato di essersi procurato la bruciatura usando la macchinetta del caffè , ma gli investigatori non gli avevano creduto ed avevano consegnato l’uomo alla squadra mobile per l’interrogatorio. Dopo aver confessato di essere l’autore dell’omicidio, Pecoraro è stato trasferito in carcere.

Grace Cababa-an 3H

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