Lo studio: l’optional dei giovani italiani

In questi anni possiamo osservare che l’accrescimento demografico sia a livello nazionale che internazionale è aumentato notevolmente (nel 1975 si conteggiano quasi 4 miliardi di abitanti; nel gennaio del 2017 si sono contati 7,4 miliardi di persone). Più aumenta la popolazione più il lavoro scarseggia e quindi una conseguenza di ciò è la disoccupazione giovanile. Ma noi siamo sicuri che la causa di questo problema sia solamente l’accrescimento della popolazione?  Sicuramente è la ragione principale, ma un fattore determinante è il livello culturale e d’istruzione di chi cerca lavoro (soprattutto giovani dai 18 ai 35 anni). Se l’Italia in questi ultimi anni è uno dei paesi Eur
opei con un elevato tasso di disoccupazione un motivo ci sarà.

Osservando i dati Istat sul confronto del livello d’istruzione fra giovani italiani e europei, constatiamo subito la notevole differenza. Infatti il numero dei giovani italiani  che hanno un titolo di studio (laurea o titolo d’istruzione/formazione di livello secondario superiore) è nettamente minore rispetto a quello dei ragazzi europei; al contrario la percentuale degli studenti italiani che abbandonano prematuramente gli studi è maggiore rispetto a quelli europei. I livelli di competenza, sia alfabetica sia numerica, continuano a collocare il nostro paese lontano dalla media dei paesi Ocse. Le competenze matematiche e letterarie dei gi
ovani italiani sono in leggero aumento dal 2013 ma restano a un grande margine di distanza dal resto dei paesi europei.

Sempre esaminando i dati Istat, notiamo che fino all’età di 17 anni l’affluenza a scuola è elevata (pari al 91,4%), il vero crollo avviene nell’immatricolazione all’istruzione terziaria e soprattutto al conseguimento di tale titolo.

Quello che emerge dal mondo giovanile è la poca voglia di studiare o i metodi sbagliati  che noi utilizziamo, ma soprattutto la mancanza di aspirazione a un livello d’istruzione elevato… sicuramente non siamo solo noi gli artefici di tutto ciò ma una buona responsabilità la possiede il sistema scolastico, in quanto esso ancora non ha capito come risolvere questo problema e persiste nel proporre metodi di studio arretrati.

Infine è normale se in un mondo dove il lavoro già scarseggia si tende a scegliere le persone più acculturate, e noi giovani, essendo il futuro dell’Italia, dovremmo avere l’obiettivo di alzare il livello d’istruzione e di conseguenza abbassare il tasso di disoccupazione.

 

Samuel Marino