Questa intervista è stata rilasciata da uno zio di mia madre nato a Fiesso d’Artico in provincia di Venezia il 19 febbraio 1935.
Cosa ricordi dell’inizio della guerra ?
“Dell’inizio della guerra ricordo la preoccupazione dei miei familiari; a casa non avevamo la radio, mio padre era andato in un’osteria e aveva sentito il discorso del duce che avvisava il popolo dell’inizio del conflitto.”
Dove e con chi vivevi ?
“Vivevo con i miei genitori, i nonni e sei fratelli, in una grande casa di campagna. Avevamo la stalla con le mucche, i maiali, i polli, un esteso vigneto e tanti campi coltivati.”
Quali cambiamenti ci sono stati nella tua vita ?
“Ci sono stati grandi cambiamenti, la vita non era più la stessa, si viveva nella paura. La sera, quando c’erano i bombardamenti, non si potevano tenere le luci accese; di notte dormivamo vestiti, perché se suonava l’allarme dovevamo correre nei rifugi.
Hai continuato a frequentare la scuola ?
“No, ho fatto la seconda elementare e poi per due anni non ho più potuto frequentare la scuola.”
Quali erano le condizioni di vita della tua famiglia ?
“I tedeschi si erano impossessati della nostra casa, noi siamo stati ospitati dai nostri vicini, avevamo perso tutto. Sotto il portico della nostra casa, i tedeschi, avevano montato una cucina da campo, c’erano 5-6 cuochi che cuocevano grandi quantità di riso per i loro soldati. Avevano fatto uscire i nostri animali dalla stalla, per mettere al riparo i loro cavalli. ”
Ricordi un episodio particolare?
“Un episodio che mi ha segnato la vita è accaduto un giorno mentre tornavo a casa da scuola con i miei compagni: un aereo ha lanciato delle bombe vicino a noi e io dallo spavento ho perso la voce. Quando sono tornato a casa non parlavo più e sono rimasto in silenzio per molto tempo. Poi i miei genitori, finita la guerra, mi hanno portato in una scuola speciale dove mi hanno insegnato di nuovo a parlare, però sono rimasto balbuziente.
Cosa ti è rimasto di questa esperienza ?
“Di questa esperienza mi sono rimasti tanti ricordi tristi; sono stati anni duri, brutti, da cancellare”.
LISA BETTELLA II D