Borussia dortmund

Martedì 11 aprile mentre il borussia dortmund era diretto verso lo stadio iduna park per giocare il match di Champions League contro i francesi del monaco, il bus che portava i giocatori tedeschi allo stadio è stato investito da tre esplosioni di ordigni piazzati al lato della strada; l esplosione ha portato alla rottura di alcuni vetri del mezzo. In totale sono tre i feriti tra cui il difensore Marc Bartra, operato il giorno seguente al braccio e gia’ dimesso.

 Due persone sospette, entrambe islamiche: uno è stato arrestato, l’altro è indagato. Il fermato, scrivono i giornali di colonia, è un iracheno di 25 anni residente di Wuppertal. L’altro sospettato è un tedesco di 28 anni di Fröndenberg: entrambi si ritiene appartengano alla rete islamista del Nord Reno-Westfalia, la stessa dell’attentatore di Berlino Anis Amri. Le loro case sono state perquisite.

La portavoce della procura federale tedesca, ha riferito come non ci siano più molti dubbi: “È un attacco terroristico, le bombe contenevano punte metalliche e una di queste si è conficcata nel poggiatesta di uno dei sedili del bus. Le bombe avevano una capacità esplosiva di oltre 100 metri.

 Si è trattato di tre ordigni azionati a distanza, è’ un azione terroristica progettata da una mano esperta; le bombe sono state depositate dietro alcune siepi in uno spazio non coperto dalle telecamere dell hotel in cui alloggiava la squadra, . Stando agli investigatori, la violenza delle esplosioni sarebbe stata finalizzata ad uccidere delle persone. Il fatto che non ci siano state conseguenze ancora più gravi è dovuto alle efficaci misure di sicurezza dell’autobus, che erano state evidentemente sottovalutate dai responsabili dell’attacco.

Dopo aver effettuato l’operazione, andata a buon fine, Marc Bartra ha pubblicato sul suo account instagram il suo pensiero a riguardo e la sua esperienza personale: «il dolore, il panico e l’incertezza di non sapere cosa stava succedendo o quanto a lungo sarebbe durato…sono stati i 15 minuti più lunghi e duri della mia vita. Ora lo shock sta diminuendo sempre di più e allo stesso tempo torna la voglia di vivere, lottare, lavorare, ridere, piangere, amare, giocare e allenarmi, godere dei momenti con le persone che amo, coi miei compagni di squadra, di sentire il profumo dell’erba prima della partita. L’unica cosa che chiedo è di vivere in pace con tutti e di lasciare indietro le guerre. Questi giorni, quando guardo al mio polso, sapete cosa provo? Orgoglio. Lo guardo e mi sento orgoglioso nel pensare che di tutto il dolore che volevano causare alla fine hanno ottenuto solo questo.

di Valerio Manco