IL MIO AMICO VIENE DA LONTANO

Campobasso, 20 aprile 2017

Caro Daniel,

oggi, ti ho voluto scrivere questa lettera perché ho provato a mettermi nei tuoi panni. Ho provato a essere te, che da molto lontano sei arrivato nel nostro Paese e immagino quanto ti sia costato e quanta sofferenza tu abbia provato a lasciare la tua casa, i tuoi oggetti, i tuoi amici. Ormai, è un po’ che sei qui con noi, stai vivendo come un’avventura il tuo percorso scolastico che sta quasi volgendo al termine. All’inizio, era molto difficile comunicare con te, all’intervallo, non ti alzavi per alcun motivo al mondo, quasi non volevi che qualcuno si accorgesse di te, non parlavi con nessuno e, a quel punto, ho immaginato come potevi sentirti in quei momenti e una sola parola può racchiudere il tuo stato d’animo… “solo”. Ho pensato tra me e me, che ti mancavano i tuoi amici e che, da quando sei partito dal tuo paese, intorno a te si è formato un mondo chiuso e oscuro, pieno di tanta nostalgia. Noi tutti non ti abbiamo escluso, ma ti abbiamo sempre pensato. Da qualche mese, hai cominciato a fare passi da gigante, a capire un po’ di più la nostra lingua e, in particolare, hai cominciato ad aprire quel piccolo guscio in cui ti eri chiuso, forse per proteggerti. Qualche settimana fa è stato il tuo compleanno. Così abbiamo pensato di farti una sorpresa. Abbiamo scritto alla lavagna “Buon Compleanno” in moldavo e, quando sei entrato in classe, ti abbiamo cantato in inglese “Happy Birthday to you”. Poi abbiamo mangiato insieme delle caramelle e ti abbiamo regalato un pesciolino rosso per tenerti compagnia. Eri imbarazzatissimo: sei arrossito, ma nei tuoi occhi intravedevo una luce diversa: eri contento. In quel momento, tu, forse, hai intuito che” il mondo” non è solo il passato, ma anche chi ti sta intorno. Ora, Daniel, le cose non saranno più quelle di prima: dovrai  sempre guardare in avanti e, quando pensi di sentirti solo, ricordati che noi ci saremo sempre. La tua presenza in classe mi ha fatto capire che, al di fuori della mia città, della mia realtà, il resto degli esseri umani che popolano la terra, sono tutti “stranieri” agli occhi degli altri, noi compresi. E allora, se siamo tutti stranieri, nessuno è straniero e, quindi, non ti considero tale. Mi auguro che  presto potrai usare meglio la nostra lingua, così potrò chiederti delle cose sul tuo paese e sulla tua scuola, insomma, sulla tua vita precedente. Non vedo l’ora che arrivi quel momento per dirti che sarai sempre per me un amico speciale venuto da lontano.

Con affetto, Sabrina

 Sabrina Santangelo, IIIB (Scuola Secondaria di Primo Grado)