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Fallimento di Trony a Roma, oltre 170 dipendenti senza lavoro

Chiusura degli 8 punti vendita Trony a Roma dopo il fallimento di Edom s.p.A., lasciando così senza lavoro oltre 170 dipendenti. Il fallimento è stato provocato dalla sottrazione di 9 milioni di euro circa dal patrimonio della società ad opera di 3 amministratori, ora agli arresti. La società, che detiene la licenza del marchio nella capitale, è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Roma il 13 febbraio scorso e dal 16 febbraio hanno chiuso tutti i punti vendita Trony a Roma, 8 in tutto di cui 3 in centri commerciali e 5 negozi su strada. Ad essere maggiormente danneggiati dal fallimento e dalla conseguente chiusura non sono certo i tre amministratori. Da mesi infatti sono i dipendenti della Trony a Roma ad essere senza stipendio, in regime di sospensione dall’attività lavorativa e con aperta una procedura di mobilità. La speranza dei lavoratori è il rilevamento della società da parte di un terzo soggetto e, a questo proposito, è stato richiamato l’interesse dell’assessore al Lavoro della Regione Lazio Lucia Valente. La Regione in questo senso afferma che un’eventuale concretizzazione delle manifestazioni di interesse verso la società renderebbe la Regione disponibile a favorire il riconoscimento di una Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria per i dipendenti. Questo porterebbe ovviamente ad una cessione del ramo della società, con eventuale trasferimento dei dipendenti e altre conseguenze, garantendo però l’occupazione dei lavoratori. Il rilevamento della società rimane l’opzione migliore: con il licenziamento infatti si attiverebbe il Naspi, che prevederebbe non più di due anni di stipendio a partire dal 75% della retribuzione media mensile, scendendo progressivamente con il passare dei mesi. A portare al fallimento la società sono stati l’ex amministratore e imprenditore Alessandro Febbraretti e il consulente finanziario Fabrizio De Angelis con l’aiuto di una collaboratrice, ora ai domiciliari. L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, soprannominata operazione “Cigno Nero”, ha portato alla luce il progetto dei tre, i quali hanno continuato ad amministrare le finanze pur non ricoprendo più alcuna carica societaria. Le indagini hanno rivelato ingenti prelievi dai fondi della società e alterazioni della contabilità come la cancellazione di blocchi registrativi e la contabilizzazione di costi fittizi, nonché altri trasferimenti di denaro. Complessivamente sono stati sottratti dal patrimonio della Edom S.p.A. circa 9 milioni di euro. La crisi che ha colpito il grande marchio nella capitale ha origine nel 2015, con un debito di oltre 100 milioni di euro nei confronti dell’Erario, originatosi dalle evasioni fiscali della società ad opera dell’imprenditore Alessandro Febbraretti che era stato già condannato nel 2013 a tre anni e dieci mesi di reclusione, con sequestro di beni immobili pari a 9 milioni di euro. La società chiese cosi al Tribunale un concordato preventivo per evitare il fallimento, che inizialmente fu accolto, ma il calo significativo del profitto annuale nel 2016- meno di 70 milioni, non molti in confronto ai 100 milioni nel 2013- ha portato la società, nel dicembre dello stesso anno, ad un fallimento segnato. Infatti, i creditori di Edom, tra i quali anche l’Agenzia dell’Entrate, non hanno più approvato il piano di rientro, segnando così il destino della società.

Federico Cardello Classe 3B s.u. Liceo Classico e delle Scienze Umane Plauto