NATURA BENE COMUNE

La frenesia che ci opprime al giorno d’oggi non ci permette di soffermarci su valori che, precedentemente, venivano collocati ai primi posti. Ma del resto si sa: con il passare del tempo le priorità di ognuno cambiano, si evolvono, talora involvono, e spesso smettono di essere considerate tali. Cambia il nostro modo di confrontarci con il mondo circostante, la nostra percezione riguardo determinati aspetti di quest’ultimo che vengono penalizzati a favore di altri. Uno di questi è la natura, intesa come bene collettivo, di primaria importanza; intesa come l’insieme di quegli elementi i cui principi dovrebbero essere sedimentati, per il loro valore, nella coscienza di ognuno; intesa come vera e propria fonte di vita per tutti gli esseri viventi e, infine, come elemento capace di infondere serenità, in contrapposizione con la realtà caotica e dinamica in cui la maggior parte delle persone si trova a vivere. Appurato che la natura sopravvive solo e soltanto se l’uomo si dimostra capace di provare sincero interesse per tutto ciò che la costituisce, deve essere alimentata rispettando i tempi di cui necessita, proprio come ci viene trasmesso dalla storia raccontata da Jean Giono nel libro “L’uomo che piantava gli alberi”. Vi si narra la storia, tanto reale quanto assurda e strabiliante, di Elzeard Bouffier, un pastore che condusse la propria intera esistenza all’insegna dello spassionato amore per la sua terra. Decise di “ripopolare” i territori in Provenza, totalmente deserti, piantando una serie di alberi che il tempo aveva fatto crescere, permettendo che essi migliorassero quelle terre e che donassero la vita a quei luoghi ormai dimenticati da tutti. La pazienza, unita alla capacità di superare l’iniziale insoddisfazione, causata dal non veder realizzati i propri progetti nell’immediato, è stata il punto focale e determinante del suo lavoro. Per imprese di questo calibro bisogna avere la mente priva di ogni desiderio di un tornaconto personale, ed è stata proprio questa la grande virtù del pastore. Nonostante egli fosse consapevole di dover aspettare per vedere il frutto del suo duro ed estenuante lavoro, la determinazione e la grandezza d’animo hanno avuto la meglio sul bisogno di un futuro riconoscimento per quello che aveva fatto. Tornando al discorso di base, quello che manca oggi è la capacità di saper aspettare, fermarsi a riflettere e dare peso alle nostre azioni. È in un simile contesto che si colloca l’abbandono degli antichi valori legati alla natura e, di conseguenza, alle tradizioni di ogni popolo, reputati di gran lunga superati, non abbastanza al passo con i tempi. L’errore è proprio questo: giudicare inutile e di poco peso qualsiasi cosa che sia inusuale e fuori dalle righe. E se teniamo presente che Elzeard Bouffier, un’anima solitaria, ha avuto la capacità di migliorare il suo territorio, pensiamo a cosa potrebbe fare l’intera popolazione per il nostro pianeta: sarebbe diverso se tutti potessero avere il privilegio di guardare, anche solo per un secondo, il mondo dalla sua stessa prospettiva. Ma per molti queste cose sono impensabili: infatti la natura oggi viene trascurata, in primo luogo, sotto il punto di vista alimentare. L’allontanamento dai cibi sani, salutari e tradizionali, scaturisce dalla progressiva diffusione e, di conseguenza, dall’avvicinamento delle persone via via maggiore ai fast food che non fanno altro che causare un generale appiattimento della cultura alimentare ed omologare un Paese ad un altro. È triste pensare che, oggi, proprio a causa di queste innumerevoli catene commerciali, un turista in visita ad una Nazione diversa dalla propria, potrebbe nutrirsi degli stessi identici cibi presenti anche nel suo luogo di origine, senza aver voglia di sperimentare sapori e alimenti diversi. Contro i sempre più frequentati fast food è nata un’associazione internazionale, “Slow Food”, fondata da Carlo Petrini, che si ripropone di dare il giusto valore al cibo, rispettando l’armonia dell’ambiente e degli ecosistemi e che propone un’alimentazione sana ed equilibrata per tutti. Una citazione di Francesco Burdin riassume al meglio il messaggio che, condividendo queste idee, vogliamo trasmettere: “L’uomo ha conosciuto per cinquecentomila anni la fame, il freddo, la violenza. Questa è la prima generazione umana che non conosce alimenti genuini e il mare pulito”.

Eleonora Gioiosa, Ester Di Ianni