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LA SCUOLA “E. DE AMICIS” INCONTRA F. MONGIOVI’ E NANDO DOME’

                      

INCONTRO IN PALESTRA CON FRANCESCO MONGIOVI’ E NANDO DOME’

Oggi 26 Aprile 2017 alle ore 9,00 noi alunni della classe 5° C T.P, insieme alle altre classi quinte e quarte della nostra scuola E.De Amicis, ci siamo recati in palestra per incontrare Francesco Mongiovì , agente di scorta del giudice Giovanni Falcone e Nando Domè figlio di una delle vittime innocenti della strage mafiosa di Viale Lazio del 1969.

Il primo a parlare è stato l’agente Francesco Mongiovì il quale ha raccontato del brutto giorno della strage di Capaci avvenuto il 23 Maggio del 1994. Lui quel giorno non era di turno, e apprese la notizia  dalla radio di servizio. Chiamati i colleghi via radio, questi non rispondevano. Mongiovì subito pensò che “i mafiosi ce l’avevano fatta”, purtroppo. Mentre raccontava quello che aveva visto, dopo essere arrivato di corsa sul luogo della strage, i suoi occhi erano lucidi dalla commozione. Ancora oggi, dopo tanti anni, racconta la storia come fosse avvenuta il giorno prima. Un avvenimento  quello di Capaci, che ha segnato tutta la sua vita, però, quando gli abbiamo chiesto se si fosse mai pentito del lavoro che faceva, lui ha risposto che se fosse nato un’altra volta avrebbe rifatto lo stesso lavoro, e che era sempre stato orgoglioso di stare accanto ad un grande uomo come Giovanni Falcone. Poi ha parlato Nando Domè, figlio di Giovanni Domè ucciso dalla mafia nella strage di Viale Lazio del 1969 a Palermo. Nando ha raccontato che aveva 10 anni quando un giorno, precisamente il 10 dicembre del 1969, mentre lui e i suoi fratelli stavano giocando sul marciapiede di fronte il cantiere, dove lavorava il padre come custode, hanno sentito degli spari e hanno visto un uomo armato e a viso coperto che fuggiva. Non sapevano che quell’uomo armato, insieme ad altri uomini, era andato negli uffici dell’impresa edile del costruttore Moncada per uccidere il boss Michele Cavatario, detto il “ cobra”, che in quel momento si trovava in “riunione” insieme ad altri uomini di mafia. Nella sparatoria venne ucciso anche suo padre  Giovanni Domè , del tutto estraneo all’ambiente criminale. Nando Domè non immaginava che da quel giorno la sua vita e quella dei suoi fratelli sarebbe cambiata: Giovanni Domè aveva 31 anni e cinque figli , la madre non avendo nessun mezzo di sostentamento dovette mandare in collegio  Nando e altri due figli. La vita di Nando in collegio non fu facile perché subiva molti soprusi da parte dei ragazzi più grandi. Ma la cosa che più lo addolorò fu il fatto di sentire il padre definito, dai quotidiani come “L’Ora” e “ Il Giornale di Sicilia”, “un mafioso ucciso da altri mafiosi”. Per tutti, lui e i suoi fratelli, erano i figli del mafioso ucciso dalla mafia. Solo  dopo 40 anni lo Stato ha riconosciuto Giovanni Domè vittima innocente di mafia. Divenuto adulto Nando si trasferì a Torino e non volle più sentire parlare di mafia. Dopo circa 30 anni, sentendo dei suoi colleghi parlare con rispetto dei mafiosi, sentì qualcosa dentro che lo spinse a tornare in Sicilia e a combattere la mafia parlando ai ragazzi nelle scuole e portando la sua testimonianza. Quando uno dei nostri compagni ha chiesto se aveva avuto il desiderio di vendicarsi  e uccidere Totò Riina, il mandante, e Bernardo Provenzano l’esecutore, Nando Domè ha risposto che aveva due strade da scegliere; una quella della vendetta, l’altra quella della lotta alla mafia  collaborando con la giustizia. Ovviamente ha scelto la strada della legalità. Ci siamo emozionati  ad ascoltarli perché questa volta non era una storia letta e raccontata  dai nostri insegnanti ma una storia di vita vissuta raccontata direttamente in  prima persona. Noi speriamo di camminare sempre lungo la strada della legalità perché i morti per mano della mafia non siano morti invano.

Gli alunni della classe 5° C Tempo Pieno

Scuola Primaria  “E. De Amicis” – Palermo