Mine: il cinema italiano approda a Hollywood

“Mine”, uscito di recente in Italia (negli USA l’ anno scorso), è il primo successo cinematografico sotto la direzione di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. E’ un film di sopravvivenza, ma non una sopravvivenza qualunque, piena di azione e movimento: è una sopravvivenza di nervi, di determinazione e di pazienza. Volete sapere perché? Perché il malcapitato soggetto di questa avventura non può staccare i piedi da terra. Mike (Armie Ammer) è un marine inviato nel deserto insieme al suo amico Tommy per uccidere un pericoloso terrorista. La missione fallisce e i due sono costretti a fuggire. Successivamente ad una tempesta di sabbia Mike e Tommy si perdono nel deserto e proseguono in una marcia disperata alla ricerca di tracce di civiltà. Durante lo strazio della loro camminata i due si imbattono in un vecchio campo minato. Appoggiando un piede a terra Mike sente lo scatto di una mina e capisce che non può staccare quel piede dal suolo oppure l’ordigno esploderebbe, Tommy non è altrettanto furbo e la mina gli fa saltare le gambe. Una volta morto il suo amico Tommy dopo una lenta agonia, Mike si ritrova da solo in mezzo al deserto cercando di sopravvivere. “Mine” può sembrare un semplice film americano di intrattenimento ma è una pellicola che può innescare varie riflessioni sugli innumerevoli campi minati rimasti attivi da vecchie guerre che in media uccidono 9000 persone ogni anno. Inoltre in “Mine” c’è anche un aspetto psicologico causato dalle allucinazioni che il protagonista subisce nel deserto, frutto di delusioni e soprusi del passato, reso molto interessante anche grazie alla magistrale interpretazione di Armie Ammer. E’ anche da notare che due registi italiani alle prime armi sono riusciti a produrre un film in linea con gli standard hollywoodiani e capace di scalare le classifiche di tutto il mondo. Insieme a “Lo Chiamavano Jeeg Robot” e “Smetto Quando Voglio”, “Mine” è un film di produzione italiana di nuova generazione che ci dà un esempio di come il cinema nazionale si possa staccare dai soliti film drammatici e commedie di basso livello per lanciarsi in un ambito più internazionale e sicuramente mai visto finora.
Giovanni D’Elia 2C