Monkey, il nuovo social dei giovani

Punta a diventare l’app numero uno al mondo, Monkey: si chiama così il nuovo social ideato dall’australiano Ben Pasternak e dallo statunitense Isaiah Turner, rispettivamente di 17 e 18 anni. Lanciato da poche settimane in rete, Monkey è un’app basata sulla videochat con sconosciuti mirata a creare nuove amicizie. Appena scaricata chiede un semplice profilo: età, username e genere, poi parte un video di spiegazione e dopo questo l’utente può iniziare a chiacchierare con persone di tutte le età e di tutto il mondo. Dopo aver avviato la ricerca di un altro utente sullo schermo comparirà una scritta dove vengono indicate le caratteristiche della persona con cui si sta per parlare:”Ti stai connettendo a una 21enne del Canada”, poi parte la conversazione in videochat. Essere accettati non è semplicissimo, si può essere skippati, ovvero eliminati dall’utente con il quale ci si sta connettendo, ma una volta skippati da un utente ne inizierà la ricerca di un altro. La conversazione è a tempo, affinché gli utenti non vengano costretti a parlare con le persone, ma se c’è un apprezzamento reciproco i due possono aumentare il tempo a disposizione oppure continuare a tenersi in contatto collegandosi su Snapchat, la app delle foto che scompaiono dopo un po’ di tempo popolarissima tra i giovani. Uno dei punti di forza di Monkey è appunto il supporto dell’usatissimo colosso dei social Snapchat. Monkey dopo solo due settimane dal rilascio conta già 200.000 utenti in tutto il mondo ed è ora disponibile anche in Italia. Ma la vera novità di Monkey sono i suoi ideatori: Ben Pasternak si era già lanciato nel mondo della tecnologia con la app Flogg (una sorta di ebay dove i teenager possono vendere cose che non usano più) e ha conosciuto il suo socio Isaiah Turner proprio online. I due ragazzi mirano a far diventare Monkey l’app numero uno al mondo per teenager. Ben Pasternak infatti sostiene che l’età media degli utenti di Monkey è di 17 anni grazie al fatto che gli ideatori sono giovanissimi. Pensano che per comprendere le esigenze degli utenti, gli ideatori debbano mettersi nei loro panni, e quale modo migliore per farlo se non essere come loro? ”Uno dei grandi problemi è che tutte le applicazioni distribuite sono costruite da un pugno di adulti”, ha spiegato Turner, “mentre noi siamo entrambi creatori del progetto ma allo stesso tempo utenti finali dello stesso”. I due ragazzi hanno ricevuto i complimenti di Tim Cook, capo di Apple, e di tanti altri fondatori e direttori di app e piattaforme online. Il sogno di questi due ragazzi si può avverare: creare una piattaforma rivolta a un pubblico di coetanei isolata dal mondo degli adulti.
Giovanni D’Elia 2C