Natale è arrivato, ma… con questo caldo?

Come già si evince dal titolo, Natale è arrivato e quindi ci aspettiamo tutti un clima freddo e magari una bella nevicata, ma quest’anno a quanto pare per ora non accadrà, infatti, il 2016 sta per battere il 2015 sul fatto di essere l’anno più caldo del ventunesimo secolo. Un dato sbalorditivo emerso da una dichiarazione rilasciata a margine della Conferenza Onu è che la temperatura rispetto a quella registrata durante l’era pre-industriale è salita di ben 1,2° a causa della concentrazione del principale gas serra nell’atmosfera, che ha raggiunto livelli senza precedenti.
Insomma, quest’anno a proposito di alte temperature, il pianeta ha proprio toccato il fondo… Il problema che ci poniamo adesso che abbiamo raggiunto questi risultati tanto negativi è il seguente: come fare ad adattarsi al nuovo clima? Secondo molti climatologi questa sarà un’impresa alquanto ardua.
Data la gravità della situazione, oltre 190 paesi si sono riuniti a Marrakech per cercare di procedere nell’attuazione dell’accordo di Parigi siglato lo scorso anno con lo scopo di limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C. L’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) ha dichiarato al riguardo:” Se confermato, il ventunesimo secolo ha già registrato gli anni più caldi della storia delle rilevazioni, cominciate alla fine dell’Ottocento”. Bisogna tener presente, però, che la temperatura si è alzata anche a causa del fenomeno climatico ciclico noto come “El Nino”, che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico.
Per quanto riguarda le calotte polari quest’anno è sorto perfino il problema della fusione dei ghiacci che è stata particolarmente intensa. Possiamo quindi affermare che il problema del surriscaldamento globale non è da poco e a preoccupare maggiormente c’è la drammatica notizia dello sbiancamento del corallo in alcune parti della Grande barriera corallina in Australia, che è uno dei patrimoni naturali più belli al mondo. Un dato spiazzante che ci arriva dal WMO è che fino al 50% dei coralli australiani sono morti.
Uno studio dagli esiti quasi apocalittici, realizzato nelle università di Stanford e Berkeley e pubblicato di recente sulla rivista “Nature”, ci informa che ogni grado in più segnato sulla colonnina di mercurio del barometro del pianeta danneggerà l’economia di tre quarti dei Paesi del mondo e aumenterà il divario tra Paesi ricchi e poveri. Quindi, se il riscaldamento continuerà al ritmo attuale, entro la fine del secolo il reddito medio del pianeta scenderà del 23% e tutto questo “solo” a causa di un relativamente repentino cambio climatico.
Alice Jennifer Ruffo 2B