Storia di Natale

Lui era già lì, accovacciato sull’albero di fronte a casa Frances, era solo la vigilia eppure lui era già pronto.
Cappello sporgente, binocolo, zaino, sciarpa e due orecchie attente a catturare ogni minimo bisbiglio.
Il suo piano doveva essere perfetto: un piccolo errore e tutto sarebbe andato in fumo.
Ormai era giunta la sera e l’uomo, quando vide spegnersi anche l’ultima luce, con un atletico salto scese giù dall’albero e si avviò sul retro della casa.
I suoi piedi erano veloci e silenziosi, il suo respiro a mille, il suo cuore batteva così forte che gli sarebbe potuto uscire dal petto da un momento all’altro.
Si fermò un istante, guardò verso l’alto e sussurrò a se stesso: “Ce la devo fare!”
Prese lo zaino, lo aprì e ne tirò fuori una corda, si rimise lo zaino in spalla e con un forte tiro incastrò il cappio della corda intorno al corpo del camino e cominciò a scalare il muro della casa. Mentre si arrampicava, qualcosa di piccolo e luccicante gli cadde dallo zaino e si infossò nella morbida e candida neve.
Arrivato in cima, prese dallo zaino un passamontagna e lo indossò, dopodiché si calò nello stretto e angusto camino.
Arrivò nel salotto della casa, si alzò silenziosamente e si guardò attorno: fiocchi e decorazioni sparsi dappertutto, pile di regali sotto l’albero e allegre foto di famiglia rendevano l’atmosfera felice e rilassata. L’uomo prese una delle tante foto, la osservò a lungo fino a quando una goccia di tristezza decolorò quella foto, fece un sospiro, e con le mani sporche di carbone si asciugò le lacrime, appoggiò la foto su un tavolino e studiò la situazione.
Sapeva esattamente dove era ciò che stava cercando: erano mesi che spiava quella casa, si era travestito da postino, elettricista e perfino da lavandaio. Sapeva che il padrone di casa era un avido presidente di una ditta di programmi informatici ed era il momento di fargliela pagare. Così si avviò in camera da letto, doveva fare assoluto silenzio o lo avrebbero scoperto.
Aprì cautamente la porta e iniziò a rovistare nei cassetti per parecchio tempo ma senza alcun risultato. Quando ormai aveva perso ogni speranza, intravide qualcosa di luccicante sul comodino della padrona di casa, si avvicinò lentamente fino a poterlo toccare: era lui, lo smeraldo che gli fu portato via tanti anni prima era di nuovo nelle sue mani, ciò che gli aveva rovinato la vita era di nuovo a portata di mano. La sua.
Felice e soddisfatto, tornò in salotto ma proprio in quel momento pestò un giocattolo per bambini, uno di quelli che suona quando lo premi. Appena udito quel rumore sospetto, il padrone di casa si alzò da letto e, vedendo un’ ombra in camera sua, prese una pistola dal cassetto del comodino e cominciò a rincorrere l’uomo che nel frattempo stava già scappando.
Il presunto ladro, preso dal panico, entrò nello sgabuzzino e si chiuse a chiave all’interno. Era in trappola: non c’erano finestre né altre vie di fuga. Era spacciato, allora prese lo smeraldo, lo osservò per un’ ultima volta e lo strinse a sé. Sapeva che sarebbe morto, il presidente di quella ditta era un uomo che, pur di passarla liscia, avrebbe ucciso chiunque.
Era disperato, non voleva morire, sentì dei passi che venivano verso di lui: era il presidente che con un piede di porco stava scassinando la serratura. All’improvviso la porta si aprì con un inquietante cigolio e davanti allo sguardo disperato di quello spensierato ladro c’era…

“Tommy, scendi! È pronto! È ora del cenone di Natale!”
Tommy sbuffando chiuse il libro e scese scrupolosamente le scale, si mise a sedere e festeggiò con la sua famiglia il Natale.
Mentre si abbuffava, vide un albero proprio davanti a casa sua, un albero che prima di allora non aveva mai notato. Così corse verso l’ingresso, indossò gli stivali, la sciarpa ed un simpatico berretto, poi corse sul retro della casa e cominciò a scavare nella neve fino a quando trovò una catenina con un ciondolo apribile. Al suo interno c’era una foto di un ragazzo con la madre, accanto una scritta, che diceva in modo sibillino “Ciò che era tuo presto tornerà ad essere nostro”.
Tommy alzò lo sguardo verso l’alto, rimise la catenina nella neve e tornò dentro dalla famiglia a festeggiare sussurrando a se stesso: “Questa è la magia del Natale!”
Matilde Donati 3D