8 super-ricchi da fermare hic et nunc!

“Lupus est homo homini” (“L’uomo è lupo per l’uomo) sosteneva Plauto nell’Asinaria e fu il filosofo razionalista Thomas Hobbes a mutuare e rendere celebre l’omologa espressione “homo homini lupus”. Dalla latinità a Facebook la civiltà si è senza dubbio ben impegnata per dare ragione a entrambi, ma la naturale fame di dominio umano nel secolo della globalizzazione sta prendendo una piega vertiginosamente spaventosa tale da rendere un’inversione di rotta necessaria qui e subito.
Il bellum contemporaneo è maggiormente di ambito economico e finanziario, non politico; è la guerra dell’imprenditore di successo, dei paradisi fiscali e delle multinazionali da un lato e dei contribuenti, degli affamati e degli emarginati dall’altro. È la guerra del povero e del ricco.
Per entrare, dunque, nel vivo della situazione, la Oxfam International, un’ONG impegnata nell’aiuto umanitario, ha recentemente pubblicato le statistiche relative all’anno trascorso sulla disparità di reddito globale. Il dato è agghiacciante. In sintesi, gli otto più ricchi sulla Terra hanno lo stesso denaro dei 3,6 miliardi più poveri. Su una popolazione di circa sette miliardi e mezzo di abitanti, l’1% della popolazione possiede una ricchezza equivalente al restante 99%. Non ci sarebbe molto altro da aggiungere, ma per completare e specificare il dato sulla situazione del Belpaese, in Italia l’1% della popolazione possiede il 23,4% della ricchezza nazionale. Non suona così primo mondo. I risultati delle indagini hanno perfino preso alla sprovvista gli specialisti che prevedevano un andamento di questo tipo, ma con un anno di differenza sulla tabella di marcia.
Winnie Byanyima, presidente della Oxfam International, ha una soluzione e ha l’intenzione di chiedere con forza ai governi “di porre fine all’era dei paradisi fiscali, luoghi nei quali multinazionali ed élites economiche si rifugiano evitando di contribuire, con la giusta quota di tasse, al finanziamento di servizi pubblici gratuiti e di qualità a tutti i cittadini”. 188 multinazionali su 201, infatti – come evidenziato dalla stessa Byanyima – sono presenti in almeno un paradiso fiscale. Insomma, se non si riescono a minare i pesci grossi la lotta alla povertà potrebbe presto rivelarsi una causa persa.
Il bilancio non è certamente dei più rosei. Le grandi potenze economiche e finanziarie gestiscono la ricchezza della quasi totalità della Terra e il denaro non ha intenzione di smettere di accumularsi nei depositi dei moderni Paperoni. Per non dare ragione a Plauto e Hobbes, i cittadini del mondo povero possono e dovrebbero ricorrere alla politica (se questa non coincide con la schiera dei cosiddetti super-ricchi, come nel caso del presidente eletto USA Trump), forse l’unica forza in gioco capace di arginare in limiti condivisi il monopolio altrimenti feroce del capitalismo sfrenato.
Nella speranza che un giorno non si debba veramente ricorrere ai disneyani fantastiliardo, impossibidilione, fusomilione,…
Andrea Ceredani