MIGRANTI A SCUOLA

Isernia, 12 Maggio 2017

Sembrava un giorno come tutti gli altri, ma in classe ci aspettava una sorpresa. Tutti si davano un gran da fare per spostare i banchi perché, di lì a poco, avremmo partecipato ad un’interessantissima lezione.

Il tutto grazie alle nostre insegnanti e alla Dirigente scolastica Mariella Di Sanza che, in collaborazione con l’associazione “Gestione Orizzonti”, ci hanno resi partecipi del progetto “MIGRANTI A SCUOLA”. L’idea di prendere parte al progetto è nata in seguito alla lettura di “Babur”, una fiaba moderna che tratta proprio i temi dell’immigrazione, della clandestinità e dei problemi di integrazione degli stranieri.

Ma torniamo alla nostra mattinata scolastica…

Il primo ad entrare in classe è stato uno degli operatori dell’associazione, il signor Francesco Boschi, che ci ha proposto un laboratorio molto interessante. Con lui abbiamo lavorato principalmente sui temi della diversità, della comprensione e del pregiudizio e lo abbiamo fatto in modo divertente, ovvero attraverso dei giochi apparentemente banali, in cui dovevamo dividerci in base a caratteristiche di volta in volta suggerite dal nostro ospite.

La squadra preferita, lo sport praticato, le caratteristiche fisiche, il modo di vestirsi creano ogni giorno, senza accorgercene, delle differenze in grado di unire o di separare, quindi discriminare.

Dare troppo peso alle distinzioni favorisce il pregiudizio nei confronti dell’altro, di chi è diverso da noi. Avere pregiudizi significa fermarsi alle apparenze, quindi giudicare prima di conoscere: occorre, invece, avere comprensione, capire e ascoltare l’altro, benché diverso da noi. Ed è proprio questo il senso del progetto, uscire da alcuni luoghi comuni riguardanti il fenomeno dell’immigrazione.

Terminato il laboratorio abbiamo incontrato un giovane senegalese di nome Miusa, accompagnato da una psicologa e un mediatore culturale. Aver incontrato una persona che ha vissuto realmente l’esperienza dell’abbandono del proprio Paese ha dato un nuovo significato alle immagini viste frettolosamente in TV e alle storie narrate nei libri. Solo sentendo dal vivo il racconto di queste persone si può capire la loro sofferenza e comprendere il dolore di chi vive lontano da casa e dalla famiglia, senza sapere se mai la rivedrà. Conoscere chi è diverso da noi non deve farci paura, ma, al contrario, stimolarci ad essere persone migliori, più altruiste, pronte a dare una mano.

Come è scritto nel “Piccolo principe”, “è molto più difficile giudicare se stessi che gli altri”.

 

Classi VC, VD S.G.Bosco