I nostri gemelli androidi

Hiroshi Ishiguro dell’Università di Osaka ormai da anni lavora sugli androidi, che non sono semplici robot ma copie di esseri umani; ha portato il suo “gemello” a Roma nell’ambito di Romaeuropa Festival. Lo scorso 24 novembre è stato presentato all’Auditorium Macro, il Museo di Arte contemporanea di Roma, Geminoid, la creazione più famosa di Ishiguro, non che suo alter ego. Lui è convinto che gli androidi saranno parte della nostra società
“Non ho mai voluto costruire semplicemente una macchina capace di svolgere il nostro lavoro, ma qualcosa che ci somigliasse a tal punto da entrare in contatto con noi in maniera empatica. Gli androidi sono degli specchi di noi stessi. Sono la chiave per aiutarci a comprendere meglio la nostra natura” ha dichiarato lo scienziato. Ishiguro ha affermato che, volendo capire meglio la sua persona, era dovuto partire da un androide che avesse il suo aspetto sotto ogni punto di vista. Invecchiando ha creato quattro versioni del suo “gemello” per continuare ad avere la sua copia fedele. Tutto ciò ha attirato l’attenzione sulla sua ricerca; inoltre il suo alter ego gli permette di essere in due posti diversi contemporaneamente: collegandosi riesce a vedere, parlare e ascoltare attraverso l’androide. I suoi doppi, a seconda della versione, costano dai 100 ai 400 mila euro.
In occidente siamo abituati ai film di fantascienza, pieni di androidi malvagi, basta pensare a “Blade Runner” e simili, lo scienziato ha invece affermato che in Giappone la tecnologia degli androidi è considerata un’alleata. Afferma inoltre che la nostra religione, il cristianesimo, pone un confine netto tra “l’uomo” e “tutto il resto”e che questo è uno dei motivi per cui abbiamo paura degli androidi, che noi consideriamo diversi. In Giappone invece, avendo mantenuto una forma di animismo, la vita digitale è considerata una delle forme di vita del pianeta. Ishiguro sostiene inoltre che l’uomo, senza la tecnologia, saremmo identici alle scimmie. Ishiguro considera inutile preoccuparsi ora sul fatto che l’intelligenza artificiale possa prendere il sopravvento, dicendo che, per arrivare ad un’intelligenza artificiale servono decenni (beh, come se una decina d’anni fossero tanti).
In questo momento Ishiguro sta lavorando sulle emozioni che i suoi ultimi androidi provano insieme anche ai sentimenti, sono sì lontane dalla complessità degli stati d’animo umani, ma questo è solo l’inizio della fine… ehm, volevo dire …è solo un primo passo verso un enorme progresso tecnologico.
Laura Cappelli 2C