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Virgin Galactic sbarca in Italia: il fascino del turismo in orbita

È un’idea che fatica a entrare nella mentalità comune e condivisa, ma il turismo spaziale esiste e molto probabilmente sarà possibile anche in Italia.
Richard Branson, noto magnate inglese, che secondo la rivista “Forbes” possiede un patrimonio personale di circa cinque miliardi di dollari, nell’ormai lontano 1989 fondò il marchio Virgin, sotto il cui nome si celano grandi emittenti televisive, compagnie ferroviarie, una scuderia di F1 e dal 2004 un gruppo per i voli spaziali.
La Virgin Galactic sviluppa, infatti, da tempo un programma di voli per offrire a una clientela d’élite l’esclusività del turismo più temerario: il turismo spaziale. Eppure, sebbene sia ingenuo parlare di un vero e proprio settore turistico, la Roscosmos (l’Agenzia Spaziale Russa) ha preceduto Branson nel portare “ospiti” nello spazio. Già quasi una decina di turisti spaziali sono stati parte degli equipaggi di varie Soyuz dirette principalmente alla volta della ISS (Stazione Spaziale Internazionale).
La sostanziale differenza fra la proposta dell’agenzia russa e l’iniziativa Virgin Galactic risiede nell’esclusiva dedizione all’attività turistico-economica dell’azienda britannica e nel conseguente ribassamento dei prezzi. Mentre gli ospiti delle missioni russe hanno dovuto spendere cifre nell’ordine dei 20-40 milioni, la stima offerta dal gruppo di Branson per un biglietto a bordo degli spazioplani si aggira fra i 200 e i 250mila dollari.
I voli dovrebbero essere effettuati a bordo dello SpaceShip Two, prototipo di spazioplano che porterebbe i passeggeri oltre la linea di Karman, il confine convenzionale con lo spazio che si colloca a 100 km di altezza dalla superficie terrestre. Superato il confine, i turisti godranno per sei minuti dell’ebbrezza dell’assenza di peso per tornare successivamente verso il suolo terrestre.
Tutto sommato, notizie interessanti ma finora niente che non si fosse già sentito.
La vera novità sta nella partecipazione attiva dell’Italia all’iniziativa britannica. Grazie alla collaborazione fra l’italiana Altec e la Virgin Galactic si tenterà di portare entro tre anni uno spazioporto per turismo spaziale anche in Italia. I requisiti sono precisi, ma non sembrano imporre condizioni proibitive. È doverosa una particolare attenzione alle condizioni del vento e del meteo, ma non è necessaria una bassa densità di popolazione. Secondo questi e altri criteri gli indiziati rimasti sul taccuino di Vincenzo Giorgio, amministratore delegato Altec, sembrano essere gli aereoporti di Decimomannu (Cagliari) e di Grottaglie (Taranto).
Il successo del progetto ha, dunque, oltrepassato i confini della Manica condividendo anche con il territorio nostrano le elevate prospettive che sono state poste. Partecipazione alle nuove frontiere dello sviluppo scientifico e vantaggi puramente economici sono solo alcuni degli interessi che hanno mosso e sostenuto questa collaborazione. Del resto, la popolarità del progetto Virgin Galactic è indiscutibile; innumerevoli sono già le prenotazioni per i voli fra le quali sembra comparire quella del celebre astrofisico Stephen Hawking. Viaggiare nello spazio sarà, dunque, possibile e lo sarà anche in Italia.
Andrea Ceredani