La cura del nostro 75% del patrimonio artistico mondiale

Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte.”
(Gustave Flaubert)

Tra gli appuntamenti di quest’anno tenutesi presso l’Aula Magna del Ripetta, si segnala il ciclo di incontri, a beneficio delle classi del triennio, sulla tutela e difesa del patrimonio artistico culturale italiano. Organizzatrice dell’evento è stata la Prof.ssa Emma Caniglia, coadiuvata da altre docenti del liceo, ognuna delle quali ha tenuto una conferenza secondo la propria specializzazione. Il programma infatti ha previsto gli interventi di: Marina Paris sul restauro; Francesca Bottari sull’impegno di Roberto Siviero; Paola Mancia sul patrimonio artistico delle Ambasciate italiane all’estero, oltre alla prima conferenza tenuta dall’ufficiale del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico Lo Buono, che ha illustrato il lavoro dell’Arma sulla tutela del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese, e quanto ha fatto nel corso degli anni sin dalla fondazione recuperando molti capolavori trafugati. Il Comando lavora in stretta collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, occupandosi di furto e traffico illegale dei beni archeologici, espatrio clandestino e falsificazione di opere pittoriche, commercio illecito di beni librari e archivistici e violazione dei beni paesaggistici.

Lavoro che viene svolto attraverso diverse modalità e l’utilizzo di strumenti, e apparecchi anche di ultima generazione quali:

utilizzo di droni ed elicotteri per i controlli dall’alto;

verifiche delle misure di sicurezza dei musei, archivi, e vari luoghi che ospitano beni artistici;

monitoraggio dei siti internet e dei cataloghi delle case d’asta;

collaborazione con forze di polizia straniere, soprattutto con l’Interpol;

controlli delle attività commerciali di settore mediante l’utilizzo della Banca Dati, un archivio contenente tutte le informazioni che si hanno a disposizione riguardo le opere d’arte presenti in Italia e tutti i dati, gli accertamenti, i sequestri accumulati nel corso degli anni.

Le loro prime operazioni hanno fatto guadagnare, al reparto specializzato, notorietà a livello internazionale, soprattutto le indagini condotte agli inizi degli anni ’70.

Dal 1969, anno di istituzione del primo reparto dei Carabinieri per l’arte, e cresciuto fino a diventare l’attuale Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (in seguito potenziato con i Nuclei di Roma, Perugia e Udine, e il coinvolgimento di esperti) i Carabinieri hanno sottratto al mercato clandestino globale un milione e centomila reperti archeologici, recuperato settecentocinquantamila beni antiquariali e sequestrato trecentomila falsi d’arte. Sono state organizzate molteplici mostre negli anni nelle quali sono stati esposti numerosi reperti recuperati e anche inediti riportati in madre patria dopo moltissimi anni. Le esposizioni si sono svolte a Roma compresa l’ultima ospitata alle Scuderie del Quirinale che è stata inaugurata con la partecipazione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio del Sette. La precedente invece, con il titolo: “L’arma e l’arte per la legalità”, e stata ospitata a Palazzo Barberini, nella Galleria Nazionale d’Arte Antica e offriva più di cento opere esposte, compreso degli inediti, come per esempio il dipinto raffigurante “mezzobusto di Bacco con uva e coppa di vino” di Loth Johann Carl detto il “Carlotto” (ritrovato a Rieti, rubato nel 1986) o un disegno di Amedeo Modigliani dal valore stimato di circa 500.000 euro, rubato nel 1995 da una famiglia di galleristi parigini. La mostra e stata presentata dal Direttore Generale Musei Dott. Ugo Soragni e dal Professor Mario Panizza, Rettore dell’Università agli studi Roma Tre. Le esposizioni passate ovviamente non sono state da meno.

Tra le più importanti opere recuperate ricordiamo i cinque pannelli di affresco inediti che erano stati sottratti illecitamente da Paestum o i “pezzi” di tombe dipinte con scene affrescate sannitico-campane del IV-V sec. a.C. con varie raffigurazioni, tra cui la più importante illustrante l’eroe armato che conduce per le briglie un mulo (tomba dell’eroe di Poseidonia-Paestum), entrambe presentate alla mostra del 2015 al Museo Storico dell’Arma dei Carabinieri a Piazza Risorgimento, oppure la famosa serie di urne etrusche, la cui prima esposizione al pubblico è stata nel 2013, ritrovate in uno scavo clandestino per la costruzione di un palazzo a Perugia. Le indagini erano iniziate dopo la segnalazione dell’archeologa Luana Cenciaioli. Si tratta della tomba della famiglia aristocratica etrusca dei “Cacni” e si ritiene che sia stata costruita tra il III e V sec. a.C ., importante testimonianza della “battaglia delle nazioni” del 295 a.C, in cui i romani sottomisero gli Italici, i Sanniti e i Celti.

Intento di queste esposizioni e quello di offrire al pubblico un momento d’informazione e di formazione, invitando a riflettere non solo sul significato del singolo bene, ma sul valore complessivo della continuità della tradizione, sull’incidenza che hanno tutte le espressioni della cultura sulla nostra identità e di come l’arte sia importante per la storia del nostro Paese, concetti tutti ribaditi anche da uno dei tanti interventi del nostro Ministro, che brevemente citiamo: “[…] L’importanza del recupero quindi investe molteplici aspetti: riporta al contesto originario e riconsegna al pubblico reperti di grande valore storico e artistico, risana l’identità collettiva ferita dall’offesa al patrimonio, colpisce le grandi reti criminali e terroristiche. Ognuna delle opere esposte e una testimonianza della nostra storia, della nostra memoria, della nostra civiltà, della nostra coscienza nazionale che ci è stata a lungo sottratta. Solo la loro restituzione permette di ricomporre il tessuto culturale lacerato da una razzia dissennata.”

Nel Marzo del 2015 e stato avviato il progetto “Unite4Heritage”, in collaborazione con l’UNESCO, un progetto che prevede una sinergia globale per la salvaguardia dei patrimoni culturali.

L’iniziatore

Colui che ha dato inizio al tutto, e che vale la pena ricordare dato il grande debito che abbiamo nei suoi confronti, è Rodolfo Siviero e che in tempi piuttosto bui ha recuperato molte opere d’arte sottratte dai nazisti. Nel 1937 partì per la Germania, inviato dal SIM (Servizo Informativo Militari) come spia per raccogliere indiscrezioni sulle intenzioni dei tedeschi riguardo la sorte dell’Austria. Passarono due anni prima del suo rientro, in quel periodo comprese che i tedeschi erano pericolosi e lentamente abbandonò i suoi ideali fascisti. Si attivò per ostacolare l’usurpazione del patrimonio artistico italiano ad opera di Hitler e Goering, che volevano arricchire le proprie collezioni. Siviero decise così di aderire al SID, il servizio segreto fascista, per fare il doppio gioco. Ruolo tipico del controspionaggio. Formalmente il suo compito era quello di proteggere le opere italiane dagli angloamericani ma in realtà il suo obiettivo era di contrastare i furti dei tedeschi. Il tutto mentre era segretamente in contatto con gli Alleati e con la Resistenza partigiana che lo aiutarono a seguire la refurtiva fino alle case di Hitler e Goering. Fu incaricato di avvisare gli alleati in modo che non bombardassero i convogli tedeschi stipati di opere italiane. Anche se circondato da sospetti, in quanto ex spia fascista, Siviero continuò con le sue missioni e presto venne nominato ‘’Capo Ufficio Recuperi‘’. Tra le altre imprese ricordiamo l’occultamento in un deposito della Sovrintendenza di tutti i dipinti di De Chirico che il pittore, in fuga con la moglie dai rastrellamenti nazisti, è stato costretto ad abbandonare nella propria villa di San Domenico a Fiesole, il salvataggio dell’Annunciazione di Beato Angelico, richiesto da Hermann Goering in persona e il tracciamento delle operazioni che portarono i tedeschi a trafugare da Firenze al castello di campo Tures, 200 dipinti degli Uffizi, oltre che le sculture del medesimo museo, dell’Opera del Duomo e di altri musei fiorentini. Grazie a questa attività, gli alleati ritrovarono il bottino e lo restituirono alla città di Firenze. Alla fine della sua carriera Siviero riuscì a recuperare 3000 opere, tra cui il Discobolo Lancellotti – l’opera più rubata della storia italiana, si pensi anche al furto da parte di Napoleone Bonaparte, e la Danae di Tiziano, considerati, a ragion veduta, simbolo di questo lungo periodo dedicato al recupero del patrimonio artistico italiano. Curiosità: Il Discobolo è anche una delle opere d’arte più ritratta ed utilizzata come effige-logo di diversi eventi tra cui quella dell’Olimpiade di Monaco di Baviera del 1972, mentre era già stato usato per il francobollo celebrativo delle Olimpiadi di Roma del 1960.

Alla sua morte nel 1983, Rodolfo Siviero donò la sua casa alla Regione Toscana, che venne in seguito aperta come casa-museo, sul sito del museo si legge la spiegazione di questo suo ultimo atto con cui donò la casa e la sua collezione : “affinché diventino un museo che ricordi i valori per i quali ha combattuto per tutta la vita. La concezione che le opere d’arte non sono un trofeo destinato ad arricchire le case e i musei dei vincitori delle guerre, ma invece sono un bene inalienabile della identità culturale di una nazione è l’ideale a cui si sono ispirate la vita e l’azione di Rodolfo Siviero. Il contributo che egli ha dato all’affermazione di questo principio è la eredità più importante che ci ha lasciato.”

Appassionato e colto collezionista, riuscì a possedere un’ampia raccolta di opere d’arte antiche. La più importante e sicuramente l’‘’Annunciazione‘’ di Beato Angelico, opera che Siviero salvò nel 1994. La palazzina è composta da quattro piani, di cui solo il primo è quello attualmente visitabile come museo. L’allestimento conserva, il più fedelmente possibile, la disposizione degli arredi esistente nel 1983 alla morte di Siviero. Le piccole variazioni sono state dovute a motivi di sicurezza e di conservazione delle opere stesse.

di Margherita Pistoia, Francesca Montacci e Elena Zannoni, classe 3^ D, Liceo Artistico Statale Via di Ripetta

Docente: Oriele Orlando