Videogiocare o non videogiocare questo è il dilemma?

«Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale».

Sigmund Freud

 

Durante la riunione della redazione cercavamo di capire di quale argomento desideravamo occuparci, ma prima che la riunione con la professoressa iniziasse ufficialmente alcuni di noi commentavano i risultati ottenuti ad una gara che avevamo fatto, la conversazione diventava sempre più animata. Prese, non ci siamo rese conto che la professoressa ci osservava divertita. Conseguenza? Abbiamo scelto di scrivere l’articolo su i videogiochi! Partiamo da un quadro d’insieme…..

È difficile comprendere e definire il mondo dei videogiochi non a caso gli studiosi ne parlano come di una “realtà complessa da inquadrare”. È un gioco in cui l’interazione tra i giocatori avviene tramite un monitor o uno schermo, per questo possono essere distinti in base alla piattaforma hardware, al software che utilizzano e al genere. Hanno conquistato sempre più spazio perché hanno invaso dispositivi elettronici quali: cellulari, pc, smartphone e tablet. Sono programmati in base al tipo dii apparecchio che li andrà ad ospitare, si dividono in diverse categorie, categorie definite dalle diverse metodologie di gioco tra cui distinguiamo:

-d’azione, in cui si esplora uno specifico ambiente eliminando i nemici;

-di avventura, in cui ci sono consecutive situazioni impreviste che verranno affrontate risolvendo problemi ed enigmi;

-di strategia, sono giochi a due a due tipo scacchi o dama;

-di ruolo, giochi in cui la macchina è nelle vesti di master, mentre quelli di simulazione riproducono la vita reale;

-d’azzardo, sono la versione virtuale dei giochi da casinò richiedendo puntate in soldi reali.

Dalla loro nascita i videogiochi si sono evoluti creando dei generi molto diversi tra loro. La moda esplose principalmente nelle sale giochi, luoghi ancora esistenti sebbene in calo. I videogiochi arcade hanno una durata che va dai 5 ai 10 minuti per invogliare il giocatore ad inserire altre monete. Come per i film, anche per i videogiochi i contenuti che li compongono possono essere vietati ai videogiocatori di alcune fasce d’età. Il mondo dei videogiochi è un mondo privo di regole e poco conosciuto: un bambino può acquistare liberamente, o scaricare da Internet, anche i videogame indicati come adatti a utenti maggiorenni solo per mettersi in pari con amici e conoscenti. Genitori e figli si rivelano poco consapevoli su un uso corretto del medium. Una ricerca del MOIGE rileva che giovani acquirenti dei videogame non adatti ai minori tendono anche a mettere in atto altri comportamenti trasgressivi, come il consumo di alcol e la visione di pellicole per adulti. Preoccupa anche la scarsa attività di comunicazione svolta in merito al vuoto legislativo al riguardo, poco informati i genitori su i rischi dei videogame, poco sensibilizzati i venditori che sono spesso all’oscuro dell’esistente sistema di classificazione Pegi. In Europa è stata creata una scala per proteggere i giocatori più piccoli da contenuti non adatti alla loro età. Il nome del sistema è Pegi (Pan European Game Information) e si è giunti alla definizione della scala proprio per porre fine al vuoto legislativo, infatti la Commissione Europea si è più volte espressa sulla necessità di porre rimedio a questo gap prevedendo strumenti validi che normano l’acquisto e l’utilizzo di videogame dai contenuti inadatti ai minori sottolineando l’esigenza di perfezionare il sistema di classificazione Pegi esistente, semplificandone la simbologia e garantendo una maggiore trasparenza dei parametri utilizzati.

I videogiochi possono essere anche educativi

«Coloro che fanno distinzione fra intrattenimento e educazione forse non sanno che l’educazione deve essere divertente e il divertimento deve essere educativo». M. McLuhan

Ci siamo posti anche questa domanda, mentre ci documentavamo e per capire abbiamo letto un articolo, decisamente interessante, di uno studioso dell’Università degli studi Tor Vergata, segnalato, insieme alle altre fonti, nella webquest predisposta dalla professoressa. Ed ecco cosa abbiamo imparato.

Parlare di apprendimento attraverso il gioco in pedagogia è definito Edutainment, con questo termine ci si riferisce infatti alla relazione tra didattica e ogni nuovo medium che intende porsi come strumento educativo, infatti il lemma è formato dalla fusione di educational (educativo) ed entertainment (divertimento).

È attraverso il gioco, infatti, che al bambino è permesso di conoscere la realtà che lo circonda, sperimentando nuove abilità, nuove modalità di relazione.

I videogiochi hanno sia aspetti positivi che negativi e influenzano i giocatori. Gli studiosi ci dicono che gli aspetti che condizionano i giocatori di ogni età, e che sono presenti nei vari videogiochi presenti sul mercato oppure scaricabili gratuitamente, sono: quello sociologico, quello economico, quello antropologico e quello valoriale, infatti influiscono o potrebbero influire, come del resto ogni altro medium dominante, sull’individuo, sul suo rapporto col mondo che lo circonda, sul suo modo di apprendere, sulla percezione della propria e altrui morte. Per quest’ultimo aspetto ciò che influenza il giocatore è quello che gli studiosi definiscono la logica del save game, per cui alla morte del personaggio si può riprendere dal punto in cui si è salvato e non necessariamente dall’inizio, azione che implica notevoli conseguenze sull’approccio psicologico del giocatore.

C’è chi legge in questa opportunità di ripetizione uno stimolo alla crescita, alla capacità di controllare e gestire autonomamente il sé, proprio in virtù della ripetizione continua dell’esperienza senza insoddisfazioni per il giocatore, e chi invece mette in risalto i seri rischi etici e comportamentali che potrebbero derivare da una partecipazione troppo immersiva a questa logica di ripetizione. Dato che ci si diverte si è più invogliati a farlo nonostante possa essere un videogioco educativo.

In Inghilterra sono stati svolti quattro esperimenti per comprendere se il videogioco, seppur non a scopo didattico, influenza positivamente il giocatore. Gli esperimenti sono andati tutti a buon fine, si sta diffondendo l’uso del videogioco anche ad uso educativo e sono stati svilupparti videogiochi didattici testati da equipe di ricercatori per dimostrarne l’efficacia.

Testo di Michela Mattia, Alessandra Cavola, Cecilia Clementini, classe 1^ E, Liceo Artistico Statale Via Ripetta

docente Oriele Orlando