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Iniziative del “Savoia” per la Giornata delle vittime della mafia. A 25 anni dalla strage di Falcone e Borsellino

PER    QUESTO   MI   CHIAMO  GIOVANNI

DA UN PADRE A UN FIGLIO IL RACCONTO DELLA VITA DI GIOVANNI FALCONE

 

 

 

Giovanni é il protagonista del libro: sta per compiere 10 anni e per il giorno del suo compleanno il padre Luigi, che per lavoro apre negozi di giocattoli, decide di fargli un regalo particolare: trascorrere una giornata insieme per spiegargli il perché si chiama Giovanni. Così lo porta a Mondello, sulla spiaggia. Durante il breve tragitto, il papà fa alcune soste nei punti ricchi di memoria della città di Palermo, raccontando al piccolo Giovanni cosa sia accaduto in quei luoghi. In un momento di pausa, Luigi inizia a spiegare al figlio il perché della decisione di chiamarlo Giovanni. Il suo nome, infatti, è un omaggio ad un grande uomo, un suo amico magistrato, che ha combattuto la mafia, Giovanni Falcone. Luigi fa un paragone per meglio far comprendere al figlio il fenomeno della mafia: infatti, proprio il  giorno prima dell’ inizio delle vacanze, a scuola Giovanni  assiste ad un fatto spiacevole; un suo compagno di classe,  Simone, viene spinto giù dalle scale da un altro ragazzino, Toni, il bullo della classe, che per ottenere ciò che vuole usa la violenza.             

 

 

Luigi spiega al figlio chi è stato Giovanni Falcone, gli racconta del maxi processo e del coraggio e la tenacia di questo magistrato.  Giovanni è affascinato dalla figura di Falcone, così chiede al padre di raccontargli tutto nel dettaglio. Il padre spiega al figlio i metodi utilizzati dalla mafia per arruolare nuove forze, gli racconta il giuramento che fanno gli uomini d’onore e paragona la mafia metaforicamente ad un carciofo, dove le foglie esterne sono le persone che contano poco e al centro, il cuore, c’è il boss.

Nel pomeriggio passando sull’ autostrada nei pressi di   Capaci, dove ha perso la vita il magistrato con la sua scorta e sua moglie, in un’imboscata della mafia, Luigi racconta   al figlio come 500 chili di tritolo furono nascosti sotto un   un tunnel, che attraversava l’autostrada, pronti a scoppiare   per mezzo di un comando a distanza attivato da un uomo   apostato su una collina vicina.

Padre e figlio, infine, si recano allora dove ora si trova l’Albero  Falcone, davanti la casa del magistrato, dove i bambini appendono i loro disegni o i loro pensieri per Giovanni.

 

 

Autore: Luigi Garlando

 

Personaggi principali: Luigi e il figlio Giovanni

 

“L’ omertà è la più grande qualità dell’uomo d’ onore: nun lu sacciu, non lo so, non ho visto. Per me è vero il contrario: La più grande qualità di un uomo è aiutare la giustizia a punire i colpevoli e a liberare la gente dalla paura dei prepotenti.”

 

 

Grazie a questo libro ho capito cos’è realmente la mafia e chi era Giovanni Falcone.    Ho capito anche dei concetti molto importanti e fondamentali per la convivenza e il rispetto reciproco.   Ho compreso che nel mondo tutti gli uomini sono uguali e vanno rispettati tutti allo stesso modo.

 

PAOLO   BORSELLINO

Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940 in una famiglia borghese. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Dopo la laurea tra piccoli lavoretti e ripetizioni studia per il concorso in Magistratura, che supera nel 1963.

 L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza   trascurare la famiglia. La professione di magistrato nella   città di Palermo ha per lui un senso profondo. Inizia a indagare sulla mafia con il Capitano Basile. Nel 1980   arriva l’arresto dei primi sei mafiosi  ma il capitano Basile viene ucciso in un agguato.

Per la famiglia Borsellino arriva la prima scorta con tutte le difficoltà e i cambiamenti che ne conseguono.

In seguito viene costituito un pool di magistrati: Falcone,      Borsellino , Barrile sotto la guida di Chinnici.

Loro dicevano che è la forza nei giovani su cui contare per cambiare la mentalità della gente. Partecipavano   ai dibattiti nelle scuole , parlavano ai giovani in piazza     per spiegare e sconfiggere una volta per sempre la cultura   mafiosa.

Nel 1984 viene arrestato Vito Ciancimino e si pente Tommaso Buscetta: comincia così la preparazione del Maxiprocesso. Il clima è terribile. Falcone e Borsellino vengono trasferiti all’Asinara per concludere le memorie, predisporre gli atti senza correre ulteriori rischi. Borsellino viene trasferito al tribunale di Marsala con   l’incarico di procuratore capo, si sente abbandonato dallo Stato.  Dopo la morte di Falcone gli viene proposto di prendere il suo posto nella candidatura alla Superprocura, ma rifiuta. Resta a Palermo per continuare la lotta alla mafia e vuole collaborare alle indagini sull’ attentato di Capaci. Il 19 luglio 1992 l’esplosione di un’autobomba sotto la casa di Via d’Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta

“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”. Paolo Borsellino

 

 

Per la Redazione, DIEGO FALCONE, I Chimica C, I.I.S “L. di Savoia” – CHIETI

La V  INFO D si è recata il 23 maggio scorso in Aula Briefing per seguire la diretta Streaming da Capaci su Rai 1, per ricordare i 25 anni dalla strage, rievocando i terribili momenti dell’attentato a Falcone e poi quello a Borsellino. Simbolo di quella strage è l’auto, che testimonia la violenza inaudita di una strage contro un Uomo, che stava lottando per la Giustizia, morto insieme alla sua scorta per un ideale indistruttibile.

Per la Redazione, V Informatica D, I.I.S “L. di Savoia” – CHIETI