Aumenta la popolarità di Clash Royale tra i ragazzi

Di recente ha compiuto un anno Clash Royale, l’app uscita nel 2016 che ha fatto impazzire tantissimi ragazzi. Si tratta di una delle app più popolari per telefoni cellulari, un gioco sviluppato dall’azienda chiamata Supercell, fondata nel 2010 a Helsinki in Finlandia, sviluppatrice di altri giochi molto popolari come Clash of Clans (2012), Boom Beach (2013) e Hay Day (2012).
Lo stile di gioco di Clash Royale è semplice: è basato sul gioco online di due giocatori che si scontrano in una battaglia uno contro uno, in cui ognuno dei due schiera le sue truppe sul campo per sconfiggere le truppe avversarie e distruggere più torri del nemico. Il massimo di carte nel mazzo (ogni carta ha il suo numero di truppe) è sei, e in partita se ne ha a disposizione quattro alla volta. Di carte ne esistono di varie rarità ovvero (nell’ordine) comuni, rare, epiche e leggendarie. Queste carte si ottengono aprendo bauli di vari tipi quali quello omaggio, quello argentato, quello dorato, quello gigante, quello epico (che contiene solo truppe epiche), quello magico, quello super magico e quello leggendario (che contiene una carta leggendaria).
Alcune persone decidono di spenderci un sacco di soldi sul videogioco in questione, ed in quel caso Clash Royale si trasforma in una macchina macina-soldi da cui sarebbe bene prendere le distanze: uno di questi è Mirko Alessandrini, meglio conosciuto come CiccioGamer89, che ha pubblicato su YouTube un video in particolare nel quale spendeva un sacco di soldi per fare il “chest opening” più grande d’Italia. Ci sono però anche altri giocatori che decidono di non spendere nemmeno un centesimo sul videogioco: un esempio è Davide Grasselli, conosciuto con il nome di Grax dai suoi fan su YouTube; egli racconta che “scegliere le carte giuste e saperle assortire bene è la chiave”. Una volta che però si spende dei soldi, anche pochi euro, spesso si viene posseduti immediatamente dal volerne spendere sempre di più per ottenere sempre più bauli e quindi sempre più carte. “Per certi versi la dinamica è simile al gioco d’azzardo. Meglio: alle slot machine. Ed è pericolosa”, spiega Federico Tonioni, psichiatra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “I videogame in genere sono un meraviglioso terreno di incontro fra genitori e figli. Diventano sintomo di disagio” ha affermato Tonioni “quando compensano l’assenza degli adulti. Le mamme che dicono compiaciute che i loro figli non si sentono e non si vedono se sono davanti al pc mi fanno venire i brividi. Fortuna che bambini e adolescenti si possono rimettere in carreggiata, a differenza degli adulti…”
Gabriele Nannucci – Classe 3D