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Alternanza scuola-lavoro: utile risorsa o perdita di tempo?

 

Nell’anno scolastico 2016-2017 l’alternanza scuola-lavoro è stata il fulcro di molte polemiche: da una parte il Ministero che tenta di incentivare la ‘Buona Scuola’, dall’altra la scuola nel pallone e gli studenti scontenti e agguerriti.

Innanzitutto, sembra necessario un chiarimento su cosa sia l’alternanza scuola-lavoro (ASL), l’innovazione protagonista della legge 107 emanata dal decreto Renzi. Per ogni dubbio basta recarsi sul sito informativo

www.miur.gov.it, in cui vengono fornite delle delucidazioni riguardo il nuovo metodo didattico, il rapporto della scuola con le aziende ospitanti e i tutor. Eppure, come al solito. Le parole non bastano, occorrono i fatti.

E questi non sempre mettono in buona luce il nuovo progetto.

Il miur spiega che le esperienze di ASL devono essere svolte in un ambiente lavorativo, in cui sia possibile, per gli studenti, l’approccio al mondo del lavoro, l’acquisizione di competenze, ovvero di conoscenze e abilità, che incrementino il loro bagaglio culturale, educativo e professionale. Da ciò, allora, sorge spontanea la domanda “come possono, le attività svolte in aula, essere considerate nell’alternanza scuola lavoro?”. Eppure sono molti gli esempi in cui questo errore viene commesso. Nel liceo classico F. Vivona l’attività di coro svolta nella sede centrale è valsa agli alunni ben 80 ore di ASL. Partendo dal fatto che questa non è nemmeno un’esperienza di lavoro, si aggiunge anche l’estraneità dal corso di studi seguito dai ragazzi.

Del resto, i percorsi di ASL svolti dagli studenti verranno inclusi nella valutazione dell’esame finale e come ammette Giorgia, corista del Vivona: “Non credo che ripeterò l’esperienza del coro anche il prossimo anno. Non posso presentarmi davanti la commissione con solo questa attività, che di alternanza scuola-lavoro non ha nulla.”

Questo fatto viene aggravato anche dalla dichiarazione della prof.essa Rosa, referente scolastico per l’ASL: “Le attività accolte come ASL dal nostro Liceo debbono rispondere ai criteri stabiliti dal Collegio Docenti che tendono a privilegiare il conseguimento di competenze coerenti con l’indirizzo di studio.”

Altro elemento che contrasta con tale asserzione è la partecipazione ad un campus scientifico nella località di Bardonecchia (TO), che si è rivelata inappropriata per l’ASL. Un genitore di un’alunna frequentante il campus ha così commentato l’esperienza: “Il percorso è stato solo di ricezione passiva”. Infatti, in questa attività, ma come anche in molte altre, non ci si è preoccupati di raggiungere un risultato concreto. Finalità posta come precipua dall’iniziativa ‘Buona Suola’:“La comprensione delle attività e dei processi svolti all’interno di una organizzazione per poter fornire i propri servizi o sviluppare i propri prodotti, favorisce lo sviluppo del “Senso di iniziativa ed imprenditorialità” che significa saper tradurre le idee in azione. E’ la competenza chiave europea in cui rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi.”

Iniziativa, che forse ha colto di più lo spirito dell’alternanza, è stata quella dell’evento ‘Serata G’astronomica’ e dell’inerente corso di astronomia, il tutto sempre svoltosi all’interno delle mura scolastiche. Alcuni alunni del liceo Vivona hanno frequentato prima un corso, che ha fornito loro le competenze di base riguardo la materia astronomica e informatica. Seguiti da dei tutor universitari, si sono poi applicati nella creazione del blog ‘Astrovivona’ e nell’utilizzo di una piattaforma per l’osservazione del cielo. Durante l’evento, i ragazzi sono stati chiamati ad applicare le conoscenze imparate e a dar prova delle loro competenze tecnico-professionali durante i loro speech e le proiezioni su maxi schermo. Questo è, invece, un esempio di come le conoscenze e le abilità degli studenti siano state unite per ricavarne competenze formative. Certo, i rimproveri da rivolgere sono molti: il percorso non era inerente agli studi e l’attività non è stata svolta in un ambiente di lavoro. Problema, però, che non riguardo solo il Liceo Vivona: secondo un’indagine condotta da Skuola.net su 2.400 studenti, il 55% ha svolto progetti di alternanza all’interno della scuola.

La reazione degli studenti non è stata inaspettata né irragionevole. L’Unione degli Studenti si è sin da subito fatta avanti a favore dei diritti delle studentesse e degli studenti, con il fine di evitare che incorrano in esperienze di sfruttamento anziché di formazione, eventualità più probabile durante l’estate quando la scuola ha chiuso i cancelli.

La rivolta è soprattutto contro le aziende che , le multinazionali a caccia di manodopera gratuita, come McDonald’s che lo scorso ottobre ha offerto 10mila posti di lavoro agli studenti, e colpisce anche organizzazioni non profit, e. g. il COMI che nell’Ist. alberghiero di Tor Carbone ha presentato un progetto ‘Abbiamo riso per un motivo serio’: questo ha coinvolto i ragazzi in un’attività di volontariato e non di alternanza scuola-lavoro.

Il dissenso è anche contro il monte ore, stabilito dal Ministero con la scusa: “è lo Stato che assume, non la scuola”. Per quanto riguarda il conteggio molti hanno avuto da ridire: si tiene conto del risultato raggiunto, delle ore effettivamente svolte, o non c’è criterio? Durante il progetto IMUN, la più grande simulazione di processi diplomatici in Europa, molti ragazzi vi hanno partecipato: i commenti sono stati tutti positivi, i ragazzi sono rimasti soddisfatti delle 70 ore di alternanza assegnate. Eppure quanti fra le migliaia di studenti hanno avuto parte attiva? “Soltanto gli ambasciatori”, afferma Alessia, partecipante all’IMUN, “hanno attivamente frequentato i comitati, discusso in inglese e dibattuto. Il resto dei ragazzi parlava a malapena, molti in italiano”. A causa di questa iniziativa, i partecipati sono stati assenti alle lezioni per circa una settimana e hanno dovuto inoltre pagare una tassa per la propria attività di alternanza.

A chi va affibbiata la colpa di tutti questi scompigli? Allo Stato che ha reso obbligatoria l’ASL? O alle scuole che non sanno organizzarsi? Le intenzioni del Ministero sono buone. Far diventare la scuola “la più efficace politica strutturale a favore della crescita e della formazione di nuove competenze, contro la disoccupazione e il disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro”. Ma, dalla raccolta empirica, tutt’altro che statistica, delle esperienze di insegnanti, alunni e genitori, si ricava l’impressione che molto dipenda dalla qualità dell’organizzazione e dei contatti tra la scuola e il territorio e che non sia sempre così semplice tradurre in concreto quello che nelle ottimistiche previsioni del ministero dovrebbe porre “le basi per uno scambio di esperienze e crescita reciproca”. Dopo due anni dall’applicazione della legge, appare chiaro che tutto funzioni meglio per istituti tecnici e professionali e che le complicazioni sorgano di più per i licei. Infatti, le realtà lavorative trovano non poca difficoltà sulla scelta di cosa trasmettere a un ragazzo che non conosce ancora il suo futuro nel mondo del lavoro. Ciò nonostante, è incomprensibile che il Liceo ginnasio Giulio Cesare sia stato in grado di offrire ai propri studenti 45 opzioni di ASL, affiliando all’attività ASL l’obbligo di un diario, in cui ogni studente deve documentare il proprio operato. Mentre il Vivona non è riuscito neanche a raccogliere le attività e a pubblicizzarle tra gli alunni. Questo è un caso di organizzazione destrutturata. I referenti sono stati capaci di intessere un rapporto minimo con il tessuto imprenditoriale, infatti, il corso di giornalismo, tenuto dall’agenzia Dire, rappresenta un unicum. Risultato di questa disorganizzazione: i referenti interni brancolano nel buio, rispondendo ad ogni dubbio sull’alternanza con l’irritante “non sappiamo”, le offerte per i percorsi arrivano in ritardo o non esistono neanche, gli studenti sono costretti ad arrangiarsi per conto proprio o ad accontentarsi di quelle poche attività presenti nella scuola.

di Chiara Freddi