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Un villaggio (contaminato) nei pressi di Fukushima rischia… il ripopolamento

Sei anni fa, il Giappone fu colpito da uno tsunami che, fra i vari disastri, fu la causa di un malfunzionamento alla centrale nucleare di Fukushima. L’area circostante fu resa inabitabile a causa degli alti livelli di radiazioni misurati in seguito all’incidente alla centrale, perciò il governo giapponese evacuò l’intera zona. A quanto pare, però, ben presto verrà ritirato l’ordine di evacuazione per un villaggio di (un tempo) 6mila abitanti a nord ovest della centrale, Iitate. Si tratta di uno dei siti maggiormente contaminati dal disastro del 2011, al punto che ancora oggi, come riferisce Greenpeace, i valori di radioattività “sono relativamente elevati, sia all’interno che all’esterno delle case”, a livelli tali che “i cittadini che torneranno a Iitate saranno esposti al rischio equivalente a quello di una radiografia del torace a settimana”.
È stata proprio Greenpeace ad aver divulgato questa decisione delle autorità nipponiche, ponendo l’accento sui risultati delle indagini condotte da Greenpeace stessa in loco, risultati che dimostrano chiaramente come i livelli delle radiazioni misurate nelle case di Iitate siano molto superiori al limite consentito – il Giappone possiede, infatti, alcuni obiettivi a lungo termine per far sì che i livelli di esposizione annuale alla radioattività non siano la causa di rischi superiori alla norma. Il governo giapponese, però, ha deliberatamente ignorato questi obiettivi, riferisce l’esponente di Greenpeace Giappone Ai Kashiwagi, e “ha confermato di non aver ancora effettuato alcuna valutazione delle dosi di esposizione attese nel corso della vita per i cittadini che torneranno a Iitate”, il che in un Paese moderno “non è normale o accettabile”.
A questa denuncia dell’associazione a favore dell’ambiente segue una richiesta al governo giapponese: quella di assicurare un completo sostegno economico ai cittadini evacuati, affinché essi non siano costretti da ragioni economiche a tornare nel villaggio, all’interno della zona contaminata, nonché di predisporre le misure per ridurre al minimo l’esposizione alle radiazioni.
Lorenzo Paciotti – Classe 4E