Un’alleanza tra Islanda e Cina per le rinnovabili

La nuova politica energetica della Cina, che già negli scorsi anni aveva portato a un drastico aumento dei pannelli solari nel Paese più popoloso del mondo, adesso punta sottoterra, letteralmente, perché le nuove strategie del gigante asiatico del petrolio Sinopec scommettono sull’energia geotermica, e per farlo è stata formata un’alleanza con un’azienda della nazione più avanzata al mondo per quanto riguarda lo sfruttamento dell’energia del sottosuolo: stiamo parlando di Arctic Green Energy, impresa islandese. Grazie alla particolare ubicazione dell’isola, a cavallo cioè fra le due placche nordamericana ed europea, i risultati ottenuti dall’installazione di stabilimenti geotermici qui sono stati sbalorditivi, e ciò ha consentito un notevole sviluppo di questo genere di energie rinnovabili, al punto che al giorno d’oggi l’Islanda si affida quasi esclusivamente al calore terrestre per il proprio fabbisogno energetico.
La prima esperienza concreta a cui ha portato questa bizzarra alleanza, che ricorda un po’ le avventure di Asterix e Obelix, è stata una trivellazione compiuta a 110 chilometri dalla capitale della Repubblica Popolare Cinese, il cui costo si aggira intorno ai 55 milioni di euro (denaro naturalmente fornito da Sinopec).
Pare che in futuro il Paese asiatico, la seconda superpotenza mondiale, continuerà questa strategia, riducendo in tal modo (a quanto riferiscono) le emissioni di CO2 di almeno tre milioni di tonnellate all’anno. Si tratta di un’impresa ardua, considerando che convertire le fonti energetiche di un’isoletta ai margini d’Europa è ben diverso dal far passare a fonti “green” uno Stato che conta un miliardo e mezzo d’abitanti, il cui sviluppo fra l’altro è relativamente recente (il che comporta un fattore d’inquinamento molto alto). I cinesi, però, pare che abbiano guardato all’Islanda e scorto una terra in cui l’utilizzo di energie rinnovabili non è stato un freno, ma anzi un incentivo alla crescita; qualcosa da tentare di replicare in madrepatria, insomma. Va ricordato difatti che l’Islanda è in solida crescita, al punto da esser costretta a importare manodopera per sostenere questo progresso. Il turismo, inoltre, è tale che, pur avendo solo 330mila abitanti, ogni anno viene visitata da due milioni di turisti, numero oltretutto in aumento.
Lorenzo Paciotti – Classe 4E