Cercasi lavoro in Italia

Continua la traversata dei migranti. Dall’Africa, dopo aver passato estenuanti giorni in mare aperto, sbarcano sulle coste italiane con la morte alle spalle e la speranza innanzi. Qual è il futuro di questi sopravvissuti? Nessuno o pochi se ne curano. Sono troppi e non fanno che aumentare. Molti se ne vanno, ma quelli che rimangono, volenti e non, occupano i centri di accoglienza, mendicano per le strade, e, alcuni, le puliscono anche.

La questione dei migranti ha destato l’allarme in tutta Europa, ma soprattutto in Italia, l’unico Paese a non aver ancora trovato una soluzione. Il governo non ha intenzione di cacciare nessuno fuggito da guerre, persecuzioni e torture, né di impedirgli l’accesso alla salvezza chiudendo le frontiere. Eppure, il problema permane: che fare di questi sfollati?

L’integrazione è apparsa un obiettivo primario da parte dello Stato, ma molte sono le barriere, convenzionali e culturali, che devono essere superate perché si considerino i migranti cittadini italiani.

Coloro che si sono ritrovati nel nostro Paese avranno sicuramente incontrato una situazione migliore di quella lasciata a casa. Nonostante questo, l’Italia non eccelle in legalità: questo è un dato di fatto. La criminalità organizzata ha puntato subito gli occhi avidi su un guadagno tanto facile. Così, è la mafia che entra in contatto con i mercanti di uomini, ed è sempre la mafia la prima agenzia di collocamento per i disperati.

I mendicanti, i vu’ cumprà e i delinquenti immigrati rappresentano, per molti degli italiani, una piaga per il Bel Paese. La conseguenza inevitabile risiede in un odio cieco che sfocia quasi nel razzismo e rende, perciò, impossibile qualsiasi tentativo di integrazione.

Ai ‘bravi’ cittadini italiani, però, pare che sfugga un concetto fondamentale: le cosche mafiose, il malaffare, la piccola e grande criminalità sono un parto del nostro Paese, ed erano già presenti quando i migranti hanno iniziato ad arrivare. Allora, se tutti gli africani che vediamo ci sembrano stupratori, ladri e assassini, la colpa è anche nostra.

Secondo una ricerca, pubblicata su altreconomia, che copre tutti i 28 paesi europei, più Norvegia, Svizzera e Islanda, “la qualità della forza lavoro immigrata si orienta in corrispondenza all’istruzione del Paese”. Così i Paesi del Nord attirano forza lavoro più qualificata, perché il livello medio di istruzione dei residenti è più alto. Direttamente proporzionale, la situazione per i Paesi dell’Europa meridionale, dove il livello di formazione è medio-basso, come in Italia, che presenta il 53% dei nativi con istruzione elementare a fronte di un 12% con istruzione terziaria.

L’Italia, dunque, è uno di quei Paesi che richiedono manodopera estera a basso costo non qualificata, con l’opportunità di una bassa retribuzione, e che perdono proletariato autoctono qualificato. La popolazione straniera in Italia è pari all’8.3% e meno di un quarto risulta ‘occupato’. Il 34% svolge lavori ‘a nero’, così che il nostro Paese può risparmiare sugli interventi di prevenzione e sicurezza per le condizioni lavorative in cui si trovano questi immigrati.

Poste queste basi, per chi giunge in Italia le opzioni possibili sono o farsi sfruttare dalla mafia o mendicare per le strade, vagando di tanto in tanto per qualche centro di accoglienza. Eppure, un’altra via si è aperta: quella dei ‘lavori socialmente utili’. L’utilità andrebbe a vantaggio sia dei lavoratori sia dei beneficianti.

Un esempio di come questa iniziativa, se legalizzata, potrà porre rimedio alla questione migranti l’abbiamo già sentito parecchie volte, soprattutto a Roma. Chi non ha ancora visto i famosi migranti-spazzini nel suo quartiere? E a chi non è ancora capitato di leggere il discusso cartello che reca proprio la parola integrazione?

Questa attività, che unisce diversi gruppi di ragazzi immigrati e non, tenta di arginare il problema rifiuti, sempre più dilagante nella Capitale. Armati di scopa e ramazza, gli spazzini girano la città ripulendone le strade, i cortili e i parchi, in cambio chiedono un’offerta minima di 50 centesimi o utensili per pulire.

Le risposte a questo intervento sono state diverse. Chi tra gli abitanti ringrazia e si mostra entusiasta, chi, invece, ci vede lo zampino di una qualche organizzazione mafiosa. Si richiede con insistenza un’indagine da parte del governo, che chiarisca una volta per tutte quale sia la verità.

Tra i numerosi tentativi, da parte dei giornali, di far parlare i protagonisti di questa storia, ce ne sono alcuni che hanno avuto successo. A Repubblica due ragazzi hanno risposto che lo fanno per ringraziare gli italiani di averli salvati dal mare e che è un’alternativa migliore dell’elemosina. I dubbi rimangono e nessuno ancora si è mosso.

Eppure, la soluzione presentata dai ‘lavori socialmente utili’ risulterebbe la migliore per integrare gli immigrati in Italia. Certo è che non riuscirebbe mai a porre termine alla questione dei rifiuti a Roma: la disorganizzazione e la speculazione ne sono la causa, e non saranno le sporadiche ramazzate a ripulire la Capitale.

 

 

di Chiara Freddi