L’insegnamento? Una professione (quasi) solo per signore

Secondo uno studio dell’Ocse, l’organizzazione per lo sviluppo economico, la percentuale di donne dietro la cattedra è in continua ascesa. In un articolo recentemente pubblicato, “Gender imbalances in the teaching profession” (“Squilibri di genere nella professione docente”), gli esperti dell’Ocse affermerebbero che la professione di insegnante è, tra i ventidue stati aderenti al Trattato di Schengen, a predominanza femminile e che, adesso, lo sta diventando un po’ troppo. Pare infatti che in dieci anni, dal 2005 al 2014, la presenza femminile nelle aule scolastiche sia cresciuta dal 62 al 68 per cento. La presenza decresce andando dalla scuola dell’infanzia verso le superiori. La femminilizzazione è totale nelle materne (97%), dominante alla primaria (85%), in maggioranza alla medie (68%) e, alle superiori, quasi equa (58%). “Persistenti squilibri di genere nella professione hanno sollevato una serie di preoccupazioni: – scrivono da Parigi – paesi come Regno Unito hanno attuato politiche che incoraggiano l’assunzione di insegnanti di sesso maschile”.
La domanda che segue per l’Ocse è questa: “Qual è l’impatto del divario di genere dell’insegnamento? Potrebbe influenzare gli studenti?”
Ma è veramente questa la domanda da porsi? Sorprendente è il fatto che vengano sollevate questo tipo di perplessità soprattutto dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Domande di stampo maschilista e sessista, che portano ad atteggiamenti di favoritismo anche nella scelta professionale (come nel caso del Regno Unito).
Ciò di cui dobbiamo preoccuparci, e che risulta evidenziato dagli studi dell’Ocse, è la persistente presenza di stereotipi che influenzano le scelte lavorative. Pare, infatti, che ancora alcune professioni siano etichettate di genere “maschile” o “femminile”. Un esempio, sempre in ambito scolastico, è l’alta percentuale di maschi nell’insegnamento di materie scientifiche ed ingegneristiche.
Il ruolo di docente viene visto come “materno”, soprattutto nelle scuole d’infanzia. Ciò è totalmente sbagliato, ma lo è tanto quanto l’idea di mettere a disposizione agevolazioni per l’assunzione di insegnanti maschi.
Alessia Priori – Classe 1B