Commento sul libro: “Andrea, oltre il pantalone rosa”

Nei giorni precedenti ho avuto la fortuna di leggere il libro: “Andrea, oltre il pantalone rosa”, dico fortuna perché è un libro che racchiude in sè tantissimi temi e ti può far riflettere a lungo sulla vita in generale ma, soprattutto, ti fa capire che, come scritto nel libro, essa vale veramente la pena di essere vissuta e che quindi ogni suo attimo conviene viverlo al meglio perché potrebbe non capitarti più e potrebbe essere l’ultimo in quanto nel corso della vita le cose possono accadere quando meno te lo aspetti. Stimo molto la madre di questo ragazzo in quanto pur soffrendo a causa del suicidio del figlio, ha avuto il coraggio di non chiudersi nel dolore, ma prendere energia e quindi forza condividendo la propria esperienza, per far si che un tragedia come questa non si ripeta. In questo modo lei ci ha fatto capire che il dolore deve essere affrontato ed anzi, si può dare un senso a un grande problema .

All’inizio del libro ci sono diversi commenti fatti da alcune persone nei quali si parla delle possibili conseguenze del bullismo parlando del particolare periodo adolescenziale caratterizzato da dubbi, incertezze e contraddizioni. In questi commenti inoltre si invitano i genitori a educare maggiormente i figli riguardo questo tema e inoltre si invitano le scuole ad offrire agli studenti spazi di ascolto in quanto il problema più grande è la solitudine: problema che quindi grazie a questi sportelli può essere combattuta dato che all’interno di essi le persone possono avere risposte alle loro domande e si possono sfogare con qualcuno esprimendo i motivi per il quale si sentono o sono visti diversi da altre persone.

Come detto nel libro sono pienamente d’accordo sul fatto che ognuno è libero di essere come vuole, ognuno è libero di portare i vestiti che vuole e, come avvenuto in questa tragedia, Andrea era libero di portare i pantaloni rosa e nessuno doveva permettersi di prenderlo in giro oltre i limiti, addirittura creando un falso profilo su Facebook e scrivendo scritte irripetibili nella scuola. Penso che le persone prima di deridere qualcuno debbano pensare a quello che stanno per dire e si dovrebbero chiedere se gli piacerebbe subire quello che stanno per dire o scrivere. Come tutte queste tragedie alla fine a risentirne di più è la famiglia come anche in questo caso dove la madre inizia a sentirsi in colpa di non avere controllato meglio il figlio e inoltre la famiglia si inizia a chiedere il motivo di questa scelta da parte del figlio soprattutto perché non è stato, come detto nel libro, un suicidio “veloce” come buttarsi dalla finestra ma è stato un suicidio che è stato prima preparato. Nel libro la madre ci indica i diversi tipi di emozione che ha avuto come per esempio la rabbia e la speranza. Lei racconta inoltre il modo in cui è riuscita ad oltrepassare questo dolore anche se non in modo definitivo ( lei è contenta di questo perché altrimenti sarebbe una madre “menefreghista”) ricordandosi Andrea nei suoi momenti più belli e non percorrendo le strade che faceva lui per andare in piscina per più di 4 mesi. Credo che questo libro abbia lo scopo di invitare le vittime di bullismo in particolare, ma anche i bulli, a parlare con i genitori o con dei professionisti prima che sia troppo tardi.

 

di Niccoló Taberini