Destinazione remota – Racconto

Passavano gli anni. Per programmare quel viaggio ci sarebbe voluto un sacco di tempo. Non si sapeva quali modeli di astronavi avremmo potuto usare per arrivarci. Il fatto è che nessuno era mai andato su quel pianeta…
Era un giorno come tutti quegli altri. A un certo punto sentii al “Solar System documentary” una strana notizia: si erano appena avviate le ricerche per fare un viaggio su un pianeta che veniva forse considerato superiore al nostro. Un pianeta fino ad allora sconosciuto da me, anche se magari lo avevo già sentito nominare e forse non me ne ricordavo. Nonostante ciò decisi di documentarmi sulla vera identità di questo corpo celeste. Trovai un archivio che parlava in minima parte del pianeta e di corsa mi feci portare dai miei genitori alla centrale spaziale dove un tipo abbastanza massiccio fermò la mia corsa sfrenata. Era probabilmente il buttafuori della stazione. Mi chiese perché fosse lì e istantaneamente gli mostrai la cartella che avevo trovato. Ora che ci pensavo, mi ritorna in mente che la cartella che avevo in mano quel momento era del mio caro nonnino quando era ancora giovane e si era appassionato di pianeti, a tal punto che cominciò anche lui ad indagare sulla storia e sull’identikit di quel corpo celeste.
Sorpreso dalla mia esposizione, con qualche insicurezza, mi fece passare liberamente mostrandomi la stanza del direttore.
Quando entrai, mi vidi arrivare incontro un omaccione baffuto con una barba lunga quasi fin terra. Aveva un berretto fighissimo che assomigliava a quello di un marinaio e una lunga tuta molto elegante con il simbolo della compagnia spaziale.
Successivamente si rivolse a me con tono presidenziale: – Allora, figliolo, dimmi una ragione buona per la quale sei di fronte a me? –
– Per mostrarle questa, signore – gli dissi con voce bassa e un po’ impaurita.
– Cosa ci sarebbe di così particolare in una semplice cartella come questa, ragazzo? –
– Ma non è una semplice cartella. Deve sapere che qui sono scritti alcuni appunti scritti di mio nonno riguardo al nuovo pianeta sul quale state indagando – dissi con un po’ di timore nei confronti dell’uomo.
– Da’ qua, ragazzino – mi disse con aria poco presidenziale e molto brusca.
Lo prese e, senza nemmeno ringraziare, se ne andò. Da quel momento passarono gli anni. Nel frattempo avevo studiato astonomia laureandomi al più grande centro universitario del mio paese.
Ero finalmente pronto per fare il provino per pilotare un’astronave. Decisi perciò di ritornare alla centrale spaziale, mi fecero salire su una finta navicella, mi misi al punto di comando, e “guidai” tranquillamente quel mezzo virtuale. Dopo un’oretta uscii e mi dissero che potevo pilotare la più grande spedizione in quel pianeta mai organizzata in tutta la storia.
Passavano gli anni. Per programmare quel viaggio ci sarebbe voluto un sacco di tempo. Non si sapeva però che modelli di astronavi poter usare.
Il fatto è che nessuno era mai andato su quel pianeta; io però ero determinatissimo: volevo completare il sogno del nonno anche se purtroppo non riuscii nemmeno a portarlo a metà strada.
Finalmente il grande giorno arrivò: tutto era pronto, tutti gli occhi erano puntati sulla mia persona.
Ero davvero sulle spine… non sapevo come sarebbe andata a finire, ma non me importava più di tanto. Comunque fosse andata, non avrebbe avuto importanza per me: il mio obbiettivo era solo quello di raggiungere quella terra.
Sarebbe stato un viaggio lungo, l’atterraggio su quella pianeta era previsto per due o tre ore dopo… se tutto fosse andato bene del resto.
Quel sogno finalmente si avverò.
Ero arrivato in questa terra con edifici enormi. Notai anche una cosa: la gente che vi abitava non aveva la pelle squamata ed i tentacoli come i miei, ma una pelle rosa liscia e dei peli sulla testa: i cosiddetti umani…

Niccolò De Luca – Classe 2C
Scuola Secondaria di primo grado “Puccini” di Firenze