Messaggi? È arrivato Wemogee!

Da poco è nata un’applicazione di comunicazione per chi non riesce a comunicare: si tratta di Wemogee, la nuova applicazione di messaggistica istantanea per le persone del mondo che soffrono di afasia, patologia che fa perdere la capacità di usare il linguaggio o di comprenderlo. Sono quasi tre milioni, in Italia, che non possono nemmeno condividere i propri pensieri ed emozioni con amici e familiari. Wemogee è stata presentata a Milano da Samsung e da Leo Burnett Italia e sarà disponibile gratuitamente su dispositivi Android e IOS.
L’applicazione funziona come un traduttore. Digitando le faccine, che gli utenti sceglieranno per esprimere le proprie emozioni, Wemogee le renderà con parole di senso compiuto. Così, dopo aver inviato il messaggio, il destinatario lo riceverà come testo scritto. A sua volta potrà rispondere scrivendo, inviando il messaggio come emoji. Il vocabolario è stato ideato in collaborazione con Francesca Polini, logopedista e docente all’Università degli studi di Milano. Esso comprende più di 140 abbinamenti di emoticon, tradotti in frasi relative ai bisogni quotidiani e ai sentimenti.
Wemogee non è solo un’app, ma anche uno strumento di riabilitazione. Disporrà, infatti, anche di una funzione che permetterà la comunicazione dal vivo. La modalità “display” darà la possibilità di visualizzare sul telefono sia la sequenza di emoji, sia la frase tradotta. Così, il paziente che soffre di afasia potrà comunicare con le persone con l’aiuto del proprio smartphone.
L’ app sarà di sicuro un grande supporto nelle comunicazioni sociali per i pazienti con afasia, ma, essendo presente, gratis, sui diversi dispositivi, potrebbe essere sfruttata anche da chi non presenta disturbi comunicativi. Infatti, l’uso delle emoji è sempre più frequente, sopratutto tra gli adolescenti. Il rischio che la comunicazione scritta venga sostituita da un “emojibolario”, non è una fantasia, insomma.
Si spera solo che, chiunque scarichi Wemogee, lo faccia allo scopo di aiutare se stesso nella socializzazione e non per sostituire il testo scritto con le famigerate “faccine”…
Alessia Priori – Classe 1B