Lo sfruttamento minorile

Lo sfruttamento minorile è una piaga ancora oggi presente nel mondo e irrisolta che coinvolge i minori fino ai 18 anni ed è presente specialmente nei paesi in via di sviluppo in Asia, Africa, America del Sud ed Europa dell’Est. Dalla Seconda Rivoluzione Industriale il lavoro minorile si presentò su larga scala soprattutto nelle fabbriche tessili. I bambini oggi sono costretti a lavorare per 15 ore al giorno con una paghetta che non basta nemmeno per comprare da mangiare, le condizioni lavorative sono pessime e spesso rimangono vittime di malattie. In Europa ci sono stati casi di sfruttamento minorile in Germania fino agli anni Venti e in Svizzera fino agli anni Ottanta con il fenomeno dei bambini-schiavi ovvero bambini che venivano strappati alle loro famiglie e portati da altre famiglie che li sfruttavano e maltrattavano. A volte capita che le famiglie vendano i figli in cambio di denaro a causa di problemi economici. I lavori imposti ai bambini riguardano il settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e quello urbano. In agricoltura i bambini vengono impiegati nei piccoli orti familiari o nell’industria, invece i ragazzi, generalmente fra i 7 e i 15 anni, vengono impiegati per produrre oggetti e tessili, ad esempio tappeti, oppure per fabbricare palloni o scarpe. Secondo dati recenti, oggi i minori sfruttati sono circa 250 milioni che, svolgendo attività lavorative, non hanno la possibilità di andare a scuola, rimanendo così analfabeti. La storia di Iqbal Masih è diventata un esempio e testimonianza di un bambino sfruttato che si è ribellato a questa condizione.

Sofia Izzo III A