Il Carnevale Mediatico

Un mondo disconnesso

Le bugie hanno le gambe lunghe

I paladini della disintermediazione

Come Ulisse e le sirene

 

  1. Un mondo disconnesso

Oggi le persone, come mai prima d’ora, sono vicino. Ogni donna, uomo o bambino ha la possibilità di confrontarsi con altre persone, residenti in ogni angolo del mondo, che condividono i loro stessi interessi, scambiando conoscenza ed intessendo idee, che si diffondono come pollini in tutto il globo.

Nella rete, che tutti ha catturato, è custodita ogni genere di informazione, che nel loro insieme vanno a formare un immenso mosaico di conoscenza e possibilità, da cui poter attingere in qualsiasi istante. Vista in questo modo, la rete appare come una rigogliosa isola che si staglia sul mare dell’ignoranza, ma la verità possiede risvolti assai meno utopici. Che la rete contenga ogni genere d’informazione è più che vero; che contenga solo informazioni veritiere, verificate e che rispecchiano la realtà delle cose, è più che falso. Di fatto, la rete contiene un genere di informazioni insidioso: le informazioni false; informazioni celate sotto un velo di belle parole, che con astuzia ingannano l’ascoltatore, proponendogli solo le informazioni che gradisce e omettendo la verità, sostituendola con una più piacevole bugia.

Tutti hanno accesso alla rete e, in un mondo sempre più convinto che la mediazione sia falsa, corrotta e manipolatrice, la rete, per via della sua estrema facilità di comunicazione, appare senza macchia e riparata da quella tempesta di menzogne. Il mondo diviene così disconnesso dalla realtà, e il mosaico si spezza in una moltitudine di frammenti separati, in cui ognuno ascolta solo ciò che vuole sentire, e non si confronta con l’opposizione, chiudendo a chiave in una gabbia la propria apertura mentale. È in questo clima che i più esperti truffatori hanno vita facile, e come lupi travestiti da pecore, rivoltano la verità a loro piacimento.

Ma come difendersi da un così abile avversario? In risposta all’attuale situazione stanno emergendo due possibili soluzioni: la censura o l’acquisizione di un maggiore senso critico. Quale attuare?

  1. Le bugie hanno le gambe lunghe

Le falsità manipolatrici più eclatanti e rappresentative vengono chiamate Post-truth, cioè post-verità, parola dell’anno, secondo l’Oxford dictionary. Si tratta di un termine che “denota o si riferisce a circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti degli appelli a emozioni e credenze personali nel formare l’opinione pubblica”. (1)

Le post-verità sono divenute famose grazie alle campagne elettorali di Donald Trump e di Hillary Clinton, nelle quali secondo i fact-checker del Washington Post, che valutano il grado di verità delle affermazioni fatte, sono state proferite una montagna di falsità, soprattutto da parte di Donald Trump, che ha battuto ogni record collezionandone 59. Questo dato dimostra che chi racconta le menzogne più grandi, giocando con le emozioni e le false credenze, si ritrova vittorioso a fine corsa. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: più di 300 siti, gestiti da smanettoni, durante la campagna elettorale hanno diffuso in rete bufale di estrema destra, quelle che garantivano più condivisioni e clic sui maggiori siti di diffusione di pubblicità, come Google e Facebook, portando a guadagni da capogiro in poco tempo; un modello di business che sfrutta la menzogna.

Il peggio però, è che nonostante questi siti di diffusione fossero a conoscenza della situazione già da tempo, hanno fatto finta di non vedere fino a quando non è stato troppo tardi, ascoltando solo una cosa: i guadagni. Tutto questo è dovuto alla sottovalutazione del problema, che nonostante i dati preoccupanti, viene ignorato. Le bugie acquisiscono così gambe molto lunghe, tanto da permettere loro di fare il giro del mondo.

  1. I paladini della disintermediazione

I più grandi responsabili del problema sono i social network, che hanno indotto la popolazione a credere che tutto ciò che nasce dalla rete sia vero a priori.(3) Essi hanno distrutto le modalità di costruzione dell’autorevolezza, ridefinendo le categorie del rispetto sociale e rendendo autorevole la prima notizia che passa, senza che ne siano verificate l’attendibilità e la credibilità. Quello che diventa virale, diviene anche verosimile, solo perché sono stati in molti ad averlo condiviso e diffuso. I politici e i legislatori, oltre all’opinione pubblica, dovrebbero riconoscere il problema è trovare dei rimedi, o meglio, degli anticorpi.

  1. Come Ulisse e le sirene

I dati riportati parlano chiaro e dimostrano che la rete può alle volte diventare una festa mascherata, o meglio, un Carnevale Mediatico, caratterizzato da un’atmosfera caotica, rovesciamento dell’ordine, in cui chi possiede la maschera più bella ed elaborata attira il malcapitato in un ballo competitivo, sfilando davanti a tutti, in un esibizione che lascia con l’amaro in bocca. Si tratta di un problema che non può e non deve essere sottovalutato, pena un futuro incerto.(2)

Come già menzionato, le possibili soluzioni sono 2: la censura o l’acquisizione di un maggiore senso critico. La prima implicherebbe un attacco alla democrazia, risultando una misura estrema, da evitare in presenza di altre possibilità; la seconda è quindi l’unica vera cura a questa malattia mediatica, poiché la manipolazione, la propaganda e le falsità architettate vanno contrastate con logica, argomentazioni e dati. Si deve imparare a non farsi ingannare da questo canti ammaliatori, e imparare a contrastarli, come Ulisse fece con le sirene nell’Odissea di Omero (libro XII). Il falso fa parte del gioco della democrazia e siamo noi a doverci insegnare per poterne uscire vincitori.

di Leonardo Zarba

 

Fonti:(1) “Vivere ai tempi della post-verità” di Annamaria Testa, da Internazionale 22/11/ 2016 (2) Fabio Chiusi 28/12/2016- www.valigiablu.it (3) Il Foglio 27/12/2016- Facebook, c’è un problema: la democrazia. Chiacchierata con il ministro Orlando- di Claudio Cerasa