La verità dei post

Nell’ultimo periodo si fa un gran parlare di post-verità, cioè un termine derivato dall’inglese “Post-truth”, “Oltre la verità”; ma il termine assume anche un altro significato che rispecchia totalmente questo fenomeno, ossia “Verità dei post”, con il quale indichiamo tutte le “bufale” che vengono spacciate per vere (e credute tali)  soprattutto all’interno della rete e dei sociali network come Facebook.

Il polverone delle post-verità si è scatenato solamente dopo le elezioni americane, nonostante il fenomeno fosse già diffuso a partire dalla Brexit.

In parole semplici, questo fenomeno consiste nello spacciare per verità delle notizie inventate e, grazie alle numerosissime condivisioni sui social, esse si diffondono a una larga parte di elettori, specialmente quelli che si informano solamente sui social network, influenzando così gli esiti delle votazioni.

Con il nascere di questo problema nasce anche la necessità di trovare una soluzione, sulla quale negli ultimi tempi si sta discutendo molto ed il dibattito sta causando molte divisioni.

Si sono sviluppati in particolar modo due pensieri: la censura (cioè non permettere la circolazione delle bufale con l’eliminazione dei post e delle condivisioni degli utenti) e lo spirito critico (cioè si afferma che sono le persone a dover comprendere quale notizia sia vera e quale falsa). La censura non può far parte di un sistema democratico, in quanto limita la libertà di espressione e di pensiero, al contrario dello sviluppo di uno spirito critico, che favorisce un pensiero autonomo e libero dei cittadini.

La popolazione di oggi che si informa sui Social Network crede vere molte notizie, soprattutto se condivise da amici e conoscenti, sviluppando quindi un pensiero influenzato a volte dalla falsità. Per questo motivo si deve “formare” la popolazione e far sviluppare uno spirito critico, che consenta di mettere in dubbio tutto ciò che si legge, in modo da analizzarlo e scoprire da soli se sia attendibile o meno. Bisogna abituare le persone a scoprire le “bufale”, non solo perché sono diffuse ai giorni nostri, ma per prevenire il fenomeno nel futuro, non esclusivamente sui social ma persino su giornali e massa media, in quanto anche loro soggetti ad abbagli o errori. Utilizzando invece la censura, la popolazione crederebbe vero tutto ciò che legge, ancora più di prima; le persone non hanno bisogno di essere “imboccate”, selezionando per loro solo le notizie vere, altrimenti tra diversi anni gli Stati e le forze politiche potrebbero condizionare molto il voto dei cittadini, per esempio manipolando il loro pensiero a proprio favore fornendo notizie manipolate e spacciate per vere (visto che le false sarebbero tutte censurate).

La post-verità si può paragonare a una gigantesca lavagna in cui ognuno di noi, con il proprio gessetto, può scrivere ciò che vuole. Alla fine sulla lavagna verranno solo lette o credute vere le scritte più “allettanti”. Con la censura, ovvero la cancellazione di quelle scritte, il popolo crederebbe vero tutto ciò che è scritto, persino ciò che può essere sfuggito ai “controllori”. Con uno spirito critico invece la lavagna rimarrebbe invariata, ma le persone che la guardano sarebbero in grado di leggerla correttamente.

di Stefano Martinelli