La caduta dei giganti. Clamoroso: Ventura, non ci siamo.

13 novembre 2017: una data da dimenticare. Non ci saranno, almeno per ora, notti magiche passate ad inseguire goal: l’Italia è fuori dai mondiali. Non succedeva dal 1958.

Dopo quasi sessant’anni siamo fuori: difficile da scrivere, impossibile da accettare. L’Italia non è capace di fare la differenza in 180 minuti (più il recupero) con una squadra come la Svezia, che si porta a casa la vittoria grazie al goal di Johanson nella partita di andata. Una disfatta epocale: una vergogna, per i giocatori e per tutta l’Italia.

Così, a continuare l’ambito percorso verso la finale saranno gli Scandinavi che, a quanto pare, sono stati parecchio più bravi a gestire 180 minuti di ansia e incredulità.

E sarà una pellicola irreale non vedere correre per i campi russi, il prossimo agosto, gli Italiani: altri lo faranno al posto nostro. A noi, per il momento, non resta che piangere, col cuore gonfio di delusione e frustrazione.

Nel 2006 il cielo era azzurro sopra Berlino; oggi, il cielo, su Milano, è più grigio che mai. La storia cancella la storia, dopo soli dieci anni, o poco più.

Tristemente vere le parole di un Gigi Buffon profondamente amareggiato e in lacrime: ‘Abbiamo fallito in qualcosa che anche a livello sociale poteva essere veramente importante’. Sì, perché il calcio, per gli Italiani, non è soltanto un gioco; e i mondiali, in particolare, hanno la grande capacità di unire un Paese che ‘vive’ per il pallone e che, oggi, dolorosamente, si confronta con un fallimento che la dice lunga, non solo sullo sport.

La colpa è dei giocatori, che non sono stati all’altezza della maglia che indossavano; ma anche, e soprattutto, di un allenatore che non è stato in grado di dirigere la Nazionale italiana, che cambia modulo, formazione e tattiche di gioco ogni cinque minuti, come il più sprovveduto dei dilettanti.

Ci consola soltanto il grande amore degli Italiani per quella maglia azzurra, che certo non potrà spegnersi per una sconfitta. Sono sempre le parole di Buffon ad aprire uno spiraglio: ‘Siamo testardi e caparbi, dopo le brutte cadute troviamo sempre il modo di rialzarci, e lo faremo anche questa volta’.

Ora, dopo aver toccato il fondo, ci aspetta un duro lavoro per poterci ripresentare, nel 2022, ai prossimi Mondiali in Qatar, con un’altra generazione di giocatori. Che, stavolta, speriamo almeno che se la cavano.

Eva Davola, 3^ A