A Giuseppe Ayala la quinta edizione del Premio Filangieri

 

Giuseppe Ayala e il Rettore Alberto Filippo Capria

Lo scorso 29 maggio è stato consegnato a Giuseppe Ayala, già senatore e p.m. al maxiprocesso di Palermo, il Premio Filangieri, giunto ormai alla quinta edizione. L’istituzione premio, che costituisce un riconoscimento a significativi testimoni del nostro tempo, è stata fortemente voluta dal rettore Alberto Filippo Capria e è stata condivisa dall’intera comunità educante del Convitto “Gaetano Filangieri” di Vibo Valentia. Nella gremitissima aula magna del Convitto, erano presenti il prefetto Guido Longo, il sindaco Elio Costa, il questore Filippo Bonfiglio, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Gianfilippo Magro, il colonnello Rolando Venturen in rappresentanza della Guardia di Finanza e il comandante Stefano Dodaro, dirigente della Scuola Allievi della Polizia di Stato. Inoltre c’era una nutrita rappresentanza degli alunni del Convitto, dell’Istituto De Amicis e della Consulta Regionale degli Studenti. Erano presenti anche molti Dirigenti scolastici, docenti provenienti dalla regione e Rosanna Barbieri, dirigente dell’Ufficio terzo dell’USR Calabria. Dopo i saluti istituzionali del sindaco Costa e dal prefetto Longo, che hanno ricordato la loro esperienza personale con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, l’introduzione del padrone di casa, Alberto

Filippo Capria, che nel ringraziare tutti gli intervenuti ha messo in risalto l’opportunità di iniziative di questo genere,  soffermandosi su come alla scuola tocchi il compito – che è poi essenza stessa della sua esistenza – di formare le coscienze delle nuove generazioni soprattutto attraverso esempi positivi, diventando di fatto laboratorio di costruzione delle nuove cittadinanze civili e democratiche che nascano dalla scuola stessa, ma auspicabilmente pervadano l’intero arco della vita degli studenti ed i territori di riferimento. Giuseppe Mirarchi, dirigente vicario dell’USR Calabria e partner dell’evento, dopo avere espresso parole di elogio per l’istituzione del Premio Filangieri, ha ribadito che alla scuola spetta il compito di mantenere viva la cultura della legalità, di istituzionalizzare le pratiche di legalità al proprio interno e valorizzare il “dire no” forte, deciso e secco a tutte le organizzazioni delinquenziali, alla loro arroganza, alla loro pervasività, alle loro pratiche disoneste. Dello stesso tenore l’intervento di Maria Grazia Giampà, rappresentate degli studenti con i quali il giudice Ayala – accompagnato e introdotto da Franca Falduto – responsabile delle politiche giovanili per l’USR Calabria, si è lungamente intrattenuto prima dell’inizio della cerimonia. L’attesissima prolusione del giudice Ayala ha, come sempre, colto nel segno. La necessità di parlare di mafia, anche considerando che fino a metà degli anni ‘80 il termine mafia non esisteva nel codice penale, la strategicità di parlarne a scuola, con il coinvolgimento attivo degli studenti per… “seminare” – come diceva Rocco Chinnici – in attesa di sicuri frutti; e poi il pretendere i sacrosanti diritti senza dimenticarsi però che nell’altra faccia della medaglia della democrazia ci sono i doveri. Si sono vissuti momenti emozionanti quando Ayala ha ricordato Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo e le donne e gli uomini delle scorte – i cui nomi sono stati doverosamente letti dal rettore Capria – ed il lungo, faticoso lavoro nel sostenere l’accusa in quel maxiprocesso di Palermo – di cui quest’anno ricorre il trentennale della sentenza di 1° grado che inchiodò alle sue colpe la cupola mafiosa e gli affiliati –  che ha cambiato l’approccio del Paese nei confronti della criminalità organizzata e che ha svelato, finalmente, le vere dinamiche e la natura di Cosa Nostra, risvegliando le coscienze civili e democratiche degli italiani. Nella motivazione del Premio al giudice Ayala si legge “(…)  Per testimoniare fattivamente, con la sua presenza nelle scuole, la necessità della lotta alla mafia e della diffusione capillare di una cultura della legalità non ulteriormente differibile. Per aver consistentemente contribuito all’affermazione della giustizia, grazie alla quale senza lotte, il diritto vince sul delitto, la democrazia e la civiltà sulla barbarie”.

Mentre già si pensa alla nuova edizione del Premio Filangieri, la sesta, il Rettore del Convitto G. Filangieri, Alberto Capria, ci ha preannunciato il coinvolgimento di Giuseppe Ayala in una serie di iniziative formative in tema di cittadinanza attiva e democratica, che si svolgeranno nel prossimo anno scolastico.